È la notizia di cronaca locale che ha maggiormente scosso gli animi negli ultimi tempi.
Ed è emersa grazie ad una denuncia de “Il Mattino” in seguito all’avvenuto pestaggio di un ragazzo da parte di una baby gang, all’interno della linea 1 della metropolitana di Napoli scaturito dalla semplice e legittima richiesta di lasciarlo passare per permettergli di scendere.
Una nuova testimonianza anonima è, infatti, giunta alla redazione della storica testata giornalistica partenopea, da parte di un altro ragazzo che per rafforzare la veridicità delle sue parole ha allegato anche una foto che palesa in maniera inequivocabile i segni del pestaggio subito.
Ancora una volta sulla metro, mentre era seduto accanto all’indifferenza degli altri passeggeri, ancora una volta ad usare violenza sono stati un gruppo di “bulletti”, quelli ai quali piace prendere d’assedio proprio stazioni e vagoni e che hanno agito per ammazzare la noia di un breve viaggio scandito da cori da stadio, senza una reale motivazione.
Eppure, quello che accade lungo la lingua di ferri e rotaie che congiunge piazza Garibaldi e Piscinola, si verifica anche all’interno di treni e stazioni che da Porta Nolana si diramano fino al cuore dell’interland vesuviano.
Forse, in quest’ultimo caso, la totale assenza di vigilanza e di qualsiasi altra forma di controllo – in quanto nella maggior parte delle stazioni le biglietterie sono chiuse da svariati anni – lascia il campo totalmente libero a vandali e teppisti che possono disporre di stazioni, vagoni e passeggeri come meglio credono.
Chi usufruisce con discreta costanza dei servizi offerti dalla Circumvesuviana, di sicuro sa che, dal tardo pomeriggio in poi, è bene non stanziare nelle ultime carrozze dei treni in partenza, in quanto sede di “rave party” da parte di ragazzini che fumano spinelli, si strattonano tra loro, scassinano i treni e si divertono a prendere di mira extracomunitari o passeggeri comuni.
Impensabile, poi, risulta, al calar del sole, stanziare in talune “stazioni fantasma” della periferia: abbandonate, decrepite e fatiscenti, erte a fissa dimora di rom, mendicanti, tossici, ladruncoli, dove anche trattenersi sulla banchina in attesa del treno vuol dire esporsi ad un potenziale e palpabile fischio.
Terre di nessuno, in cui spadroneggiano disuso, degrado, delinquenza ed abbandono.
E non perché la Circumvesuviana è in deficit, piuttosto perché lo è la società contemporanea.
Pertanto, anche qui le baby gang agiscono indisturbate, al pari dei loro “colleghi” passeggeri delle metro, accompagnati dall’omertosa incapacità di opporsi e ribellarsi da parte dei cittadini comuni, perché, al cospetto di quei piccoli e disadattati ragazzini che si divertono ad emulare taluni personaggi – appartenenti alle fiction e/o alla vita reale – che ancorano la loro fede su prepotenze e minacce, forte e chiaro è il sentore, tra la gente perbene, di non immischiarsi per non inciampare in guai evitabili.
Eppure, basterebbe davvero poco.
Basterebbe che i tornelli delle biglietterie funzionassero e che vi fosse del personale a verificare che ciò accada, soprattutto negli orari in cui scatta il coprifuoco, quando, invece, nelle stazioni regna la solitudine.
Basterebbe verificare che tutti i passeggeri obliterino regolarmente il biglietto, provando, così, a rendere quantomeno la vita più difficile ai malintenzionati che di trucchetti ed espedienti per raggirare l’ostacolo ne hanno architettati a bizzeffe e conferire dignità e decoro a chi, invece e malgrado tutto, il biglietto continua a pagarlo ed obliterarlo.
Basterebbe ritornare a ricordarci di essere una società e comportarci come membri della stessa, perché in quei treni ci viaggiamo tutti e viaggiarci e basta è un primordiale ed imprescindibile diritto che appartiene a noi tutti.