È mia abitudine, dopo aver pubblicato un articolo, diramarlo e condividerlo attraverso tutti i social network.
Ed è quanto accaduto anche stamattina, dopo la pubblicazione di un articolo relativo agli scontri di Roma.
Mai avrei immaginato che quell’articolo venisse “preso di mira” dall’ “esercito Cruciani“, l’account della “base operativa” dei supporter del giornalista romano.
Il suddetto account Twitter, così commenta su quel social network il mio articolo: “Ciro Esposito è stato ucciso anche da Napoli. Anche da Genny a’ carogna. MA LA MADRE, INVECE DI RIBELLARSI, LO DIFENDE.”
La mia replica è stata immediata: “Quelli come voi che azionano la macchina del fango uccidono Ciro quando parlano. Rispetto per Antonella Leardi.”
La replica verte ancora su Genny a’ carogna: “Difendiamo Genny. Premiamolo”
Allora sviscero una sonora provocazione: “Meglio beatificare De Santis per le stimmate che gli sono apparse sulla pancia dopo 4 mesi.”
Meglio non esporsi pubblicamente al cospetto di un argomento così spinoso: “Che c’entra” è la loro replica.
“Molto meglio non occuparsi di quella Napoli che chiede giustizia per Ciro, vero?”
“Finché i napoletani non urleranno la loro rabbia contro un sistema camorrista non cambierà mai niente. Genny è un delinquente.”
“I delinquenti presenti a Roma il 3 maggio erano quelli armati di pistola e hanno compiuto una strage contro i napoletani.”
“Dovremmo indignarci per la morte di un ragazzo innocente e non per la stampa su una maglietta.”
E “l’esercito della vergogna” si chiude nel silenzio.