“Per essere un artista completo, devi sentire veramente ciò che dici. Se, ad esempio, il produttore di uno spettacolo, ti chiede di cantare lo splendore della nostra città, tu devi essere convinto di ogni singola parola. Del Vesuvio, del mare, del sole…”.
Ed è così che sono stata scartata alla mia ultima audizione.
Troppa sofferenza, troppe notizie sgradevoli, troppi giovani che hanno perso la vita.
Gli artisti partenopei non riescono più ad esternare “la speranza” e pensare che proprio questi ultimi sono sempre stati convinti del fatto che l’arte, con le sue mille sfaccettature, potesse essere l’unica salvezza di questa città.
Una città incantevole, un paradiso invidiabile, avvolta dal velo nero dell’ignoranza e dell’abbandono.
Io stessa, ballerina, cantante, amante della buona musica, quando ho sentito le parole del produttore, ho capito di non avercela fatta, non sono riuscita a celare la rabbia e la diffidenza maturate in questi anni, ma nonostante ciò, dentro di me, sento ancora di doverci provare.
Ed allora: non le rapine, non il crimine, non la droga, non l’immondizia, non l’analfabetismo, non “Francesca del Grande Fratello”, non “Il Boss delle Cerimonie”, non i giovani che muoiono ogni giorno e nemmeno Rocco Hunt che ne canta le disgrazie.
È Napoli.
E ha tanto che va oltre la mera e stereotipata superficialità dei luoghi comuni.
Siamo stanchi, ma non bisogna mai smettere di lottare.
Federica Ceriello