Il Rione Traiano finisce nuovamente al centro dell’interesse mediatico per una vicenda, ancora una volta, legata al nome e alla tragica fine di Davide Bifolco.
La popolazione del Rione, l’altro ieri, ha arbitrariamente avviato dei lavori edilizi, con la gittata di un’ampia base di cemento armato, mentre ieri è stato elevato un muro, tre pareti a nicchia, destinato a fungere da ossatura alla “cappella” su cui campeggia per ora il megastriscione in memoria di Davide.
Una vera e propria cappella abusiva, erta nel luogo in cui è stato ucciso il ragazzo.
Senza alcuna forma di consenso da parte delle autorità competenti, legittimata solo dalla pietà e dal dolore per quella morte prematura.
Impazza la polemica che lascia nitidamente emergere quel vivo e preoccupante braccio di ferro, incessantemente in atto, tra forze dell’ordine e popolazione locale, fin dagli attimi consequenziali allo sparo che ha ucciso la vita di Davide.
Una popolazione che, per certi versi, anche attraverso questo arbitrario ed illecito atto, sfida le regole, innalzando una costruzione abusiva, ancorandola sull’opinabile base di una tragedia.
Una popolazione che erroneamente vuol credere che anche l’illecito possa o debba divenire lecito, in nome di Davide Bifolco.
Sulla vicenda è celermente intervenuta la Procura di Napoli aprendo un fascicolo, al momento contro ignoti e diramando immediatamente il primo ordine di abbattere il prima possibile la tanto chiacchierata struttura abusiva.
Abbattimento che quasi sicuramente avverrà nel corso della giornata odierna.
Ma nessuno può stabilire se, come e quando, taluni pregiudizi ed ideologie che troneggiano in quello spicchio di Napoli, verranno altresì abbattuti.