Un’importante novità emerge nell’ambito delle indagini relative ai fatti avvenuti a Roma lo scorso 3 maggio, poco prima della finale di Coppa Italia: Daniele De Santis, accusato di aver sparato a Ciro Esposito, fu accoltellato.
È quanto emerge dal referto stilato dai medici del reparto protetto dell’ospedale Belcolle di Viterbo, dove attualmente il 48enne ultrà romanista è ricoverato in attesa di essere nuovamente operato ad una gamba.
Le ferite da arma da taglio, alcune all’addome, non sarebbero state refertate quando De Santis venne portato d’urgenza al pronto soccorso del Policlinico Gemelli, ma riscontrate solo successivamente dai medici viterbesi.
E’ infatti la prima volta che questo particolare emerge negli atti dell’inchiesta e verrà ora acquisito, assieme a tutte le cartelle cliniche, dalla Procura. Il dettaglio non sarebbe contenuto infatti nemmeno nella perizia depositata pochi giorni fa dal Racis che, nel ricostruire la dinamica degli incidenti scoppiati il 3 maggio scorso vicino allo stadio Olimpico di Roma prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina e sfociati nel ferimento a colpi di pistola del tifoso partenopeo Ciro Esposito, morto dopo quasi due mesi di agonia al Gemelli, raccontava di un’aggressione ai danni di De Santis, poco prima dello sparo.
Sul cappello del 29enne di Scampia era stata anche ritrovata una traccia di sangue del De Santis che indicherebbe “che tra i due deve essere avvenuta un’interazione fisica”.
Quest’informazione era servita ai periti per ricostruire quanto sarebbe accaduto in viale Tor Di Quinto: De Santis dopo aver lanciato dei fumogeni contro i pullman dei tifosi napoletani appena giunti a Roma, sarebbe stato rincorso da alcuni supporter partenopei, che lo avrebbero raggiunto e ferito, tra cui anche Ciro Esposito. A quel punto, secondo la ricostruzione, avrebbe fatto fuoco con la pistola.
“Il punto di partenza della perizia è che il nostro assistito – spiega il penalista Tommaso Politi che assieme a Michele D’Urso rappresenta De Santis – ha subito lesioni prima degli spari. È stato aggredito ed è scappato, ma l’aggressione è continuata con diversi corpi contundenti. Le ferite erano visibili fin dall’inizio, quando l’abbiamo incontrato, quattro lesioni lacerocontuse chiaramente riconducibili ad un accoltellamento. Lo abbiamo comunicato noi ai periti che non ne erano a conoscenza”.
Nei documenti in possesso degli avvocati del De Santis si parla di quattro coltellate, almeno due all’addome. Un solo coltello a serramanico era stato trovato e repertato nell’imminenza dei fatti, ma si ipotizza che nella rissa ne sia stato usato anche un altro. Gli avvocati parlano inoltre di una grossa e profonda cicatrice sulla fronte del 48enne, che avrebbe la forma del manico di una pistola. L’indagine del Pm Albamonte dovrebbe completarsi entro il 24 settembre giorno in cui davanti al giudice dell’indagine preliminare Giacomo Ebner sarà discussa la perizia sui fatti del 3 maggio.
Di contro, i tifosi di fede partenopea presenti sul posto al momento degli scontri, sono disposti a giurare che quella inscenata da “Gastone” fosse una trappola finemente architettata per cercare la colluttazione con i supporter azzurri, per poi farla sfociare in un conflitto a fuoco. In quanto è bene precisarlo e ricordarlo, soprattutto a “certi sciacalli” che quello uscito di casa in compagnia di un’arma da fuoco era il De Santis.