Novità importanti emergono sugli scontri avvenuti a Roma, lo scorso 3 maggio, poco prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina.
A far luce sulla vicenda, stavolta, è la perizia di 600 pagine depositata nell’ufficio del gip di Roma dal Racis, la quale ricostruisce in modo minuzioso le concitate fasi che hanno preceduto la sparatoria nell’ambito della quale Ciro Esposito è stato ferito gravemente e deceduto dopo 52 giorni di agonia e altri due tifosi partenopei, Alfonso Esposito e Gennaro Fioretti, hanno riportato ferite più lievi.
Un approfondito e minuzioso lavoro di analisi che potrebbe fornire risposte definitive e chiarire il ruolo svolto dai vari personaggi coinvolti in questa tragica storia.
I fatti si svolgono intorno alle 18, in poche centinaia di metri, nella zona di Tor di Quinto. Secondo i periti, che hanno fornito risposte su molteplici aspetti tra cui quelli balistici e sui reperti, Daniele De Santis, l’ultrà romanista accusato di omicidio volontario, fece fuoco in direzione dei tifosi del Napoli dopo che era stato ferito, forse raggiunto da alcune coltellate all’addome, «sopraffatto dagli aggressori».
Come scrivono nelle conclusioni del loro voluminoso lavoro i periti, l’azione parte con De Santis, detto «Gastone», che inveisce verso alcuni pullman di tifosi napoletani lanciando, come affermano testimoni, petardi e fumogeni.
Un’azione che innesca l’immediata reazione da parte di un cospicuo gruppo di supporter azzurri.
De Santis, quindi, fugge e imbocca il vialetto che porta al Ciak Village, luogo dove viveva.
L’ultrà romanista tenta di chiudere un cancello che dà su viale di Tor di Quinto, ma viene raggiunto dai napoletani, tra cui Ciro Esposito, quindi viene bloccato e cade a terra.
«Si ritiene – scrivono i periti – che l’uomo (sopraffatto dagli aggressori, ferito e sanguinante) con le mani sporche del suo stesso sangue abbia impugnato l’arma ed esploso i quattro colpi ferendo i tifosi napoletani».
Per gli esperti, gli aggressori hanno avuto contatti con l’arma di De Santis e ne avrebbero potuto causare l’inceppamento: «in tale situazione concitata – scrivono – è probabile che gli aggressori abbiano anche tentato di afferrare l’arma ingenerando una qualche resistenza sul movimento del carrello-otturatore della pistola, il quale non sarebbe andato perfettamente in chiusura. L’ipotetico scenario con il De Santis a terra, ferito e sopraffatto, spiegherebbe anche quello stazionamento della sorgente di sangue per un tempo sufficiente alla produzione di una pozza ed anche l’assenza di particelle `caratteristiche´ dello sparo sugli stub effettuati sulla felpa nera che indossava».
Per i periti, in sostanza, «i corpi degli aggressori sarebbero stati molto vicini a quello di De Santis e non si esclude che possano aver schermato il deposito delle particelle dello sparo sulla felpa».
I risultati della perizia verranno discussi il prossimo 24 settembre nell’ambito dell’incidente probatorio.
Gli avvocati di De Santis chiedono alla Procura, «alla luce di quanto descritto dai periti» che vengano effettuate indagini anche sul «tentativo di omicidio nei confronti» del loro assistito.
Mentre i familiari di Esposito si dicono certi che l’aggressione al De Santos è stata consequenziale al colpo sparato in direzione di Ciro e degli altri napoletani, così come emerge dalle dichiarazioni di diversi testimoni oculari presenti sul posto.