Uomo-copertina erto ad icona del marciume che avvelena il mondo del tifo organizzato, inverosimile e qualunquistico capro espiatorio sul quale riversare attenzione ed indignazione delle masse, affinché i capi sui quali grondavano colpe ben più gravi, non venissero decapitati, un uomo divenuto leggenda, sul cui nome, ed ancor di più su quell’opinabile soprannome, sono state cucite tante storie suggestive, reali, inventate, da inventare: questo e molto altro è Gennaro De Tommaso, più comunemente noto come “Genny a’ carogna”.
L’ultras partenopeo che con quell’ormai famigerato slogan: “Speziale libero” stampato in giallo sulla maglietta nera che indossava durante la notte più triste ed assurda della storia del calcio italiano ha indignato buona parte dell’Italia e che nei giorni successivi ai tragici fatti legati alla finale di Coppa Italia è stato forgiato a star dagli scaltri sciacalli che portano il nome di “media”.
Le sue foto hanno fatto il giro del mondo, Gennaro era perfetto, perché le caratteristiche del bad boy le aveva tutte: il soprannome da cattivo, l’aspetto intimidatorio, i tatuaggi, il piglio del leader della curva, i legami con la Camorra.
Il “prezzo della notorietà” pagato dal De Tommaso è insito in un conto alquanto salato: un daspo di 5 anni che sancisce la “fine dei giochi” ed accompagna, pertanto, l’uscita di scena di Genny a’ carogna.
Eppure, in questi giorni, il volto dell’Ultras della Curva A è nuovamente apparso sui giornali.
Genny ‘a carogna ha, infatti, riservatamente incontrato la famiglia Speziale a Catania.
De Tommaso è in contatto con i genitori di Antonino Speziale, l’ultrà del Catania condannato a 8 anni di reclusione per l’omicidio dell’ispettore capo di polizia Filippo Raciti.
Stamattina ci sarebbe dovuto essere un altro incontro a casa Speziale, ma la notizia è trapelata e, saputo della presenza dei giornalisti, De Tommaso ha preferito rinviare. “E’ vero ci siamo incontrati” conferma ai cronisti Roberto Speziale, papà di Antonino, davanti alla sua casa nel rione San Cristoforo dove stanno allestendo un palco per l’esibizione di stasera di un cantante neomelodico. “Lui crede fermamente nell’innocenza di mio figlio. E’ stato vittima della maglietta che indossava da due anni, come fanno i tantissimi che sanno che Antonino è innocente. Tutti quel giorno si sono interessati soltanto di quella maglietta. Ai funerali di Ciro Esposito, il giovane tifoso morto a Roma – rivela Roberto Speziale – abbiamo mandato una corona di fiori in segno di lutto e cordoglio, e credo che Genny abbia apprezzato quel gesto e siamo rimasti in contatto”.
Infine, Roberto Speziale lancia una ‘stoccata’ ai vertici del calcio italiano: “Non capisco perché – osserva – se un tifoso lancia una banana in campo gli danno anni e anni di Daspo, se invece una frase razzista la dice un personaggio eccellente lo eleggono presidente…”.
Tuttavia, il “Genny a’ carogna day” non finisce qui.
Bloccato dall’equipaggio di una pattuglia mentre guidava nella corsia d’emergenza della tangenziale del capoluogo etneo, la polizia stradale di Catania gli ha ritirato la patente. De Tommaso, in Sicilia in vacanza con la famiglia, si sarebbe giustificato spiegando agli agenti che stava accompagnando la figlia al pronto soccorso perché colta da malore.
Vicenda che lascia emergere, ancora una volta, tutta la gretta superficialità targata “Made in Italy”: nei giorni in cui si registrano novità significative ed utili a far luce sull’omicidio di Ciro Esposito, gli occhi degli italiani sono ancora una volta puntati sulla maglietta e sullo stereotipo personificato da “Genny a’ carogna”.