Trent’anni di promesse e progetti pagati con soldi pubblici. Ma nella Brianza Valley, il regno lombardo delle fabbriche dell’alta tecnologia, il metrò non è mai passato.
E chissà se mai ci passerà.
Si tratta di fissare a terra 11 chilometri di rotaie per prolungare la linea 2 della metropolitana milanese da Cologno Nord a Vimercate. «Sarà tutto fatto nel 2015, per l’Expo» avevano assicurato sette anni fa dalle stanze della politica romana e dalla Regione Lombardia. «Ma i treni veloci per Milano non sono mai arrivati. Non ci sono soldi, 476 milioni di euro, per portare la metropolitana nel più grande distretto tecnologico lombardo», dice amareggiato Ezio Colombo, sindaco di Agrate Brianza, il paese che ospita il centro d’affari Colleoni — 400 aziende, 6.000 addetti — la Star e la StMicrolectronics, il gigante italo-francese dei microchip (solo ad Agrate conta 4.400 dipendenti, molti dei quali viaggiano sulla rete di autobus organizzata a proprie spese dall’azienda). A Vimercate, tre chilometri verso est, fanno ricerca multinazionali delle telecomunicazioni del calibro di Alcatel Lucent e Cisco, mentre l’inglese Segro, lì a due passi, sta costruendo la tecnopoli Energy park, un concentrato di aziende che si aggiungeranno a quelle delle Torri Bianche, dove è prevista una fermata del metrò.
Ogni mattina solo qui vengono a lavorare 10mila persone.
Colombo, nel suo ufficio al secondo piano del municipio di Agrate, ricorda che i Comuni nel 2007 avevano detto ‘sì’ alla Tem, la nuova tangenziale che collegherà le autostrade A4, l’A1 e Brebemi, in cambio del prolungamento della MM2: «Hanno firmato l’accordo — racconta — le Province di Milano, Lodi e Monza e Brianza, la Regione e il ministero delle Infrastrutture. Ma non hanno mantenuto i patti».
Con l’Expo che partirà tra 9 mesi, le speranze di salire sul metrò a Concorezzo, Vimercate, Brugherio, Carugate si sono ridotte al lumicino.
Paolo Brambilla, il primo cittadino di Vimercate, la città capoluogo di questa fetta di Brianza, ha scritto al ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, per sollecitare i finanziamenti: «Abbiamo rinunciato a una delle due fermate per ridurre i costi, che nella prima versione del progetto superavano i 500 milioni», ricorda.
Ma non è bastato.
E dire che la Regione Lombardia nel 2009 aveva approvato il progetto preliminare del prolungamento della metropolitana ‘verde’ di Milano e anche il Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) nel 2010 aveva detto sì.
La Corte dei Conti però, dopo avere cassato l’opera nel 2005, ha bloccato la progettazione esecutiva spiegando che mancano le coperture finanziarie: dei 476,7 milioni di euro da spendere, 470,60 nel 2010 erano ancora da trovare.
Questa è la versione integrale dell’articolo pubblicato su “QN” dal quale emerge una politica amministrativa e non solo, in netta distonia con quegli stereotipi imbastiti di impeccabile e precisa efficienza che vengono cuciti sulle giubbe dei “Signori del Nord”.
Il suddetto articolo che rispecchia una negligenza ed un disservizio che trovano effettivo e tangibile riscontro nella realtà, sottolinea che la speculazione non è una politica della quale il Sud detiene il monopolio, bensì un costume più che ampiamente diffuso, anche e soprattutto al Nord.
Ed è giunto il momento di sfatare un altro falso mito: anche e soprattutto queste notizie devono “fare notizia”.