Fare informazione è una pratica che “sulla carta” si presenta semplice, ma, in realtà è pregna di insidie e difficoltà che non tutti si rivelano capaci di osteggiare armandosi di sana ed assennata onestà intellettuale.
Concetto ancor più rafforzato ed enfatizzato dal nuovo modo di “fare giornalismo”: sensibile e soprattutto sostanziale è infatti, la differenza tra la politica adottata dai cartacei e quella che, tristemente, regna nella maggior parte delle redazioni virtuali.
Più morigerata e seria la prima, molto più opinabile la seconda, in quanto condizionata dalla malsana “ansia di catturare il click” che, tuttavia, mai potrà costituire un alibi esaustivo per legittimare talune “notizie” che si fa effettivamente fatica ad annoverare come tali ed, ancora di più, la diffusione di informazioni distorte con l’unico intento di sfornare una notizia che desti stupore.
In tal senso, Napoli è l’argilla più utilizzata: un nome che associato ai consueti stereotipi è fonte certa di scalpore, attenzione e seguito, quindi, è cosa buona e giusta, in nome della “guerra dei click”, storpiare notizie per imprimergli “la forma” desiderata.
Pratica, quest’ultima, notoriamente diffusa tra “i signori del Nord“, allorquando scrivono il nome di Napoli sui loro taccuini, eppure, a questa tipologia di sopruso ed abuso montato ad arte dai media, siamo tendenzialmente abituati, ma è quando a “montare il caso contro Napoli” sono redazioni radicate tra le braccia di Parthenope, costituite da figli di questa stessa terra che si rasenta il ridicolo e l’assurdo si riversa tristemente nell’inverosimile.
Una delle testate giornalistiche storiche di Napoli, capace, nel corso degli anni, di conquistare “sulla carta” rispettabilità, stima e credibilità, fino a consolidarsi ed imporsi come giornale più rappresentativo della realtà campana, ha tristemente deciso di autoridicolizzarsi attraverso la sua stessa versione online, grazie alla diffusione di notizie che di “notizia” non hanno nulla.
Pur di attirare follower si arriva a pubblicare articoli che su un giornale cartaceo non verrebbero utilizzati nemmeno per ricoprire le gabbie degli uccelli. Ed, invece, sul web “fanno notizia”.
Pur di spopolare tra le generazioni dei tablet e degli Iphone, tutto è lecito. Anche ritoccare le notizie per darsi la zappa sui piedi, piuttosto che cogliere la più unica che rara occasione di utilizzare “l’arma dell’agricoltore” per spalare il letame che impietosamente ed incessantemente gronda sul nome della nostra città.
E il tutto avviene perché introdurre un articolo con un titolo che mette in risalto Napoli in positivo, non riscuote lo stesso seguito sortito da quello che la infanga e ne evidenzia limiti e problematiche.
Questo è esattamente quanto è avvenuto nei giorni antecedenti, dopo la diffusione del Rapporto Zoomafia 2014, redatto da Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio Zoomafia della LAV. IL nuovo Rapporto, “illegalità, malaffare e crimini contro gli animali” ha analizzato lo sfruttamento illegale di animali ad opera della criminalità nel 2013.
“Combattimenti tra cani, corse clandestine di cavalli, macellazioni illegali, pesca di frodo e una sinistra cupola del bestiame. Benvenuti all’inferno. In Campania nell’ultimo anno i procedimenti penali sono aumentati dell’89% e gli indagati del 39%. Lo rivela Ciro Troiano, criminologo e autore dell’ultimo Rapporto dell’Osservatorio nazionale zoomafia della Lav: «Ogni dodici ore si apre un nuovo fascicolo per i reati contro gli animali.”
Questa, in sintesi, la notizia riportata dal famigerato giornale napoletano che incorona Napoli regina di questa tipologia di malaffare, farcendo accuratamente l’articolo con le più prevedibilmente note “parole chiave”: camorra, terra dei fuochi e via dicendo.
Invece, la “vera verità” che emerge dal suddetto rapporto è diametralmente opposta:
“La Procura con meno procedimenti per reati contro gli animali è quella di Nola (NA) con solo 9 procedimenti. Seguono La Spezia con 11 procedimenti; Camerino (MC) con 12, Ivrea (TO) con 12; Sciacca (AG) sempre con 12 fascicoli, Aosta con 14; Spoleto (PG) con 15; Sanremo (IM) con 16; Gela (CL) con 17; Pescara con 18 e Caltagirone (CT) con 20.
Anche nel 2013 la Procura di Brescia si è confermata quella con il maggior numero di procedimenti sopravvenuti. Seguono Cagliari con 224 procedimenti; Verona con 224 procedimenti; Bergamo con 174 procedimenti; Forlì con 173 procedimenti; Napoli con 167 procedimenti.”
E teniamo a precisare che il virgolettato sopra riportato e stato testualmente copiato proprio dal rapporto ufficiale elaborato da Ciro Troiano, nell’ambito del quale non vi è alcun passaggio che faccia riferimento al numero percentuale di corse e combattimenti clandestini rilevati all’ombra del Vesuvio.
Aggiungere qualsivoglia genere di commento, al cospetto di una realtà tanto chiara quanto inequivocabile, ci appare superfluo.