11 agosto. È la notte di Banari.
Jovine sbarca in Sardegna in un comune in provincia di Sassari usualmente popolato da poco più di 600 anime e pronto a lasciarsi inondare da un gremito fiume di voci e corpi, chiamate a convergere nel bacino di musica ed emozioni generato a suon di Reggae dalla band partenopea.
Napoli vive “la notte dei ricordi” grazie all’atterraggio, all’ombra del Vesuvio, di due “alieni del pallone” come Lavezzi e Cavani, mentrein Sardegna si celebra “la notte del ritorno” grazie all’irruzione di un “alieno della musica” che da tempo immemore non dispensava brio, ardore e musica in terra sarda, tra quelle montagne, colme di quiete e voglia di evadere e quelle coste, accarezzate da un mare incredibilmente cristallino, troppo bello per essere percepito come reale.
Quella Sardegna così distante dal “Continente” condannata quasi a vivere una “vita solitaria” ed avulsa dalle consuete ed ordinare pratiche quotidiane che, invece, scandiscono ritmi e problemi lungo lo stivale.
Poi arriva Jovine e la sua musica provvede ad imprimere, nei numerosi cuori accorsi, quel mondo disegnato nel suo fervido e prolifero immaginario, quello “senza confini, muri e barriere”.
E la Sardegna, mediante il malleabile e variegato tunnel plasmato a suon di coinvolgenti e liberatorie melodie, confluisce nell’Italia, in quella “meritevole di essere respirata a pieni polmoni”, ripulita dai luoghi comuni e dalle struggenti ed ampiamente note e tristi problematiche, per lasciare emergere tutto il bello e il buono di cui la sua anima è ancora imbastita.
Come per magia, grazie a quel “diamante” idealmente incastonato in quel modo di “fare musica” che appartiene solo e soltanto a Jovine: semplice, ma perfetto, essenziale e mai banale, tangibile ed al contempo inafferrabile, impercettibile eppur capace di palesare in maniera inequivocabile la propria presenza, attraverso bagliori, suggestioni e fascinose cognizioni, capaci di eludere il tempo ed affinare le emozioni, fino a renderle fortemente nitide.
Quel “diamante” che rappresenta il punto di forza sul quale si ancora il Reggae-style di Jovine e che incorona ed enfatizza quella marcia in più insita nella loro musica.