Le località balneari, più o meno appetibili, le mete turistiche, più o meno ambite, si apprestano a vivere la loro massima e suprema “settimana di gloria”, preparandosi ad accogliere un cospicuo e talvolta spropositato numero di villeggianti o turisti, che dir si voglia.
Perché, parliamoci chiaro, una delle dirette e drastiche conseguenze inferte dalla crisi alle vite italiane è proprio un netto taglio ai quantitativi di giorni da trascorrere sotto l’ombrellone, a favore di quelli utili, da macinare con afa e stress, per produrre utile. Quindi, si rinuncia alle vacanze o a “troppi” giorni di vacanza, anche per diminuire il quantitativo di spese accessorie a favore di ciò di cui non si può fare a meno: tasse, mutuo, bollette, beni di prima necessità.
Sempre più responsabilità e sempre meno divertimento: questi i colori che tingono la vita dell’italiano medio.
Difatti, sono lontani e sono solo un approssimativo e lontano ricordo, le epoche in cui, la vacanza si protraeva per trenta e più giorni.
“Poco, ma bene” è la politica che principalmente detta legge tra il popolo in bikini. In virtù del fatto che, se proprio devono essere giorni fugaci, allora che siano farciti di tutti i confort possibili, entro i limiti dell’ammissibile, ovviamente.
Una settimana, quella di ferragosto: gli unici giorni cerchiati in rosso sui calendari italiani.
Anche in Cilento è giunta la settimana clou.
Quella più attesa, quella più caotica, ma anche quella capace di produrre più guadagni e, di contro, di sfilare più soldi dai portafogli italiani.
I prezzi degli affitti e delle strutture alberghiere lievitano sensibilmente, perché, in quei giorni tutto è lecito, nei luoghi di villeggiatura è così da sempre.
Tuttavia, il Cilento è una terra che sembra costeggiare le problematiche globali, palesando la scaltra abilità di non lasciarsene risucchiare, in quanto sono pochi, pochissimi gli abitanti locali disposti ad affittare case e monolocali per frazioni di mesi: “o tutto o nulla” è l’intransigente e perentoria condizione imposta ai villeggianti. Anche se ciò equivale a lasciare le case ammuffire nella silenziosa assenza di un affittuario.
Come se non esistesse crisi, come se l’economia nazionale e non solo, non fossero in ginocchio.
Questo è solo uno degli svariati aspetti ideologici che evidenzia il netto contrasto che vige tra la mentalità Cilentana e quella dello “straniero” ed è anche uno delle sfumature che contraddistingue la vacanza inscenata in questo contesto.
Ai vacanzieri precari, pertanto, non resta da fare altro che ricercare alloggi alternativi: alberghi, b&b, residence, animati dalla speranza che “non la sparino troppo grossa” ed armati della consapevolezza che cercare un alloggio tra i paesi di montagna che troneggiano sulle coste e che continuano a vivere la loro quotidianità avulsi dal sovraffollamento che gli accarezza i piedi, si rivela la soluzione economica più parsimoniosa.
Anche se ciò li condanna ad avvalersi dell’ausilio di auto o moto per effettuare gli spostamenti.
Spiagge libere e lidi muniti di amache e lettini; ristoranti pronti a sfornare portate succulente, le immancabili e tradizionali sagre locali o la cucina fai da te, a tu per tu con i roventi fornelli: a seconda del quantitativo di banconote e monete ospitate nel portafoglio, si può decidere verso quali standard orientare divertimento e relax.
Il dopo cena offre ben poco a chi decide di seppellire l’auto fino al giorno della partenza: una passeggiata, un gelato, un drink sorseggiato tra una chiacchiera e uno sbadiglio.
Molti, infatti, i bar “a misura di giovani”, che, nel corso degli anni, sono germogliati in Cilento, sovvertendo in maniera sostanziale il concetto di “vacanza tranquilla” proposta da queste coste.
Schiamazzi che si protraggono fino a tarda ora, utili ad appagare la voglia di baldoria dei villeggianti, ma anche a generare il malcontento della popolazione locale, geneticamente non predisposta a percepire quel modo di divertirsi.
Ed è proprio questo il fattore dal quale scaturisce la famosa disputa: “Qui non vogliamo i napoletani in vacanza!”
E pertanto diretta conseguenza di esasperazione ed insofferenza nei riguardi dell’alterata percezione della vita notturna vacanziera e non della discriminazione territoriale, quindi, dell’odio verso il napoletano in quanto tale.
Ragazzi che vagano lungo le strade fino all’alba, orchestre di voci che generano chiacchiere e risate fino a notte fonda.
E nel mezzo ci finiscono loro: quei cilentani abituati ad andare a letto presto e a svegliarsi ancor prima
Un po’ come accade ovunque, in tutti i luoghi di villeggiatura, eppure, in Cilento, regna un’aria diversa, il profumo che inebria le ore più calde dell’anno proiettano i sensi verso una sfera emotiva dal valore inestimabile.