Esistono tante tipologie di poveri.
Già, la società contemporanea è stata capace di generare anche questa triste tipologia di “variante”: i senza dimora, i senza fissa dimora, “i nuovi poveri”: i padri separati che si privano di alimenti per assicurare gli alimenti ad ex moglie e figli, gli anziani strozzati dalla crisi e dalla mortificante umiliazione di una pensione irrisoria, intere famiglie che vivono il dramma del “non poter mettere il piatto a tavola”.
Quel pasto dovrà pur giungere da qualche parte, quel pasto che per “i nuovi poveri” più che per chiunque altro acquisisce un valore inestimabile, totalizzante, irrinunciabile, semplicemente vitale.
L’estate è il periodo dell’anno in cui per talune persone i pensieri si assopiscono, risucchiati dal millantatore richiamo di onde, sdraio, cocktail e refrigerio, mentre, per altri, le città semi-deserte si ergono a casse di risonanza che impietosamente amplificano i problemi.
Eppure, un numero – seppur esiguo – di “nuovi poveri” può contare sulla mano, o meglio, sul piatto, provvidenzialmente tesogli dai “vagoni” che compongono quello che il Cardinale di Napoli chiama il “Frecciarossa della carità”: i ferrovieri in pensione che animano il “Binario della solidarietà”, un centro di accoglienza partenopeo a metà strada fra la stazione ferroviaria e il Centro Direzionale di Napoli.
Grazie a loro la solidarietà non va mai in vacanza e assicura un pasto ai senza dimora tutto l’anno.
Il Binario della Solidarietà si occupa in prevalenza dei senza dimora italiani. Li accompagna in un percorso di reinserimento sociale favorendone l’integrazione con il tessuto sociale. Perché non è solo mensa e rifugio diurno, ma anche un luogo dove offrono laboratori ed altre attività.
Questi sono brandelli di Napoli che meritano, senza alcun dubbio, di essere portati alla luce.