Nessuna delle emozioni che scuote le loro piccole ed esili anime dei bambini palestinesi è confacente al loro status di bambini.
Le loro vite, non hanno nessun tratto somatico rilevabile come infantile ed innocente.
Bambini che non hanno nulla di “bambini”.
Neanche gli idoli.
Il galletto «Karkour», personaggio a dir poco idolatrato dai bambini che vivono nella civiltà dell’orrore, è infatti morto a Sajaya durante la battaglia della settimana scorsa. Il personaggio comico, lanciato dalla televisione al-Aqsa di Hamas, era impersonato dall’attore Mohammad al-Areer, 31 anni, morto, appunto, sotto le bombe.
Ad annunciarlo su internet è stato il fratello, lo scrittore palestinese Refaat al-Areer.
‘Hamadà, questo il soprannome dell’attore, è rimasto sepolto per tre giorni a Sajaya sotto le macerie di un edificio di quattro piani.
Probabilmente è morto dissanguato, anche se per ora non sono stati forniti dettagli.
Padre di due bambini (di quattro e un anno), Karkour godeva di grande popolarità fra i bimbi di Gaza e di diversi Paesi del mondo arabo.
Vestito da gallo, Hamadà amava scherzare con loro in studio.
«Era timido, spiritoso, avventuroso» scrive di lui il fratello.
Il programma che lo aveva fatto diventare famoso nella Tv al-Aqsa è «I pionieri di domani», trasmissione che in anni passati era stato al centro di accese polemiche perché, secondo alcuni gruppi ebraici, veniva sfruttato da Hamas per indottrinare i bambini di Gaza, utilizzando simpatiche immagini di animali, fra cui una versione locale di Topolino, un orso ed una vespa.
Ancora, nel maggio scorso era stato denunciato il fatto che, durante uno show con alcuni bambini, in studio era stata enunciata la necessità di «uccidere gli ebrei».
Le polemiche comunque, alla fine, si erano concluse.
E l’attore aveva continuato il suo impegno per fare divertire i bambini.
Un lavoro che, secondo la testimonianza del fratello e degli amici, «era una cosa che lo rendeva veramente molto fiero».
«La sua morte – scrive il fratello – sarà uno shock per un grandissimo numero di bambini. Per loro il momento più bello del venerdì arrivava proprio quando alla televisione poteva guardare Karkour e il suo comportamento sempre da birichino. Uccidendo mio fratello, Israele ha di certo ucciso un talento promettente e ha privato migliaia di bambini di un figura divertente ed educativa. I suoi ricordi, i suoi racconti, i suoi scherzi – conclude – vivranno per sempre. Le sue storie resteranno a testimonianza della occupazione più brutale e selvaggia che il mondo abbia mai visto».
La morte del galletto Korkour pone l’accento sull’aspetto più allarmante e disarmante della situazione palestinese: a “rimetterci le penne” sono, soprattutto, i bambini.
Quelli che avrebbero il diritto di guardare la tv per ammirare le buffe gesta dei loro idoli e dovrebbero riempirsi gli occhi di risate a crepapelle e non di violenza, sangue, distruzione, devastazione, disperazione.
Quelli che non crescono, ma muoiono o sopravvivono e se sopravvivranno, non impareranno canzoncine e filastrocche, ma a convivere con l’orrore della morte negli occhi.
Fonte: Il Messaggero