I Traccia24 sono un giovane gruppo della provincia di Verona.
E stavolta, finiscono sui giornali per motivazioni tutt’altro che riconducibili alla sfera artistica.
La notte del 26 luglio, intorno all’una, all’esterno del locale di Bussolengo dove si erano esibiti, il loro batterista è stato prima insultato da una decina di persone e poi picchiato, perché omosessuale.
Un episodio tutt’altro che inusuale nella cittadina scaligera.
Riemerge, così, il drammatico problema dell’omofobia.
Numerosi, infatti, gli episodi analoghi che si registrano con notevole incidenza nel veronese.
Dagli studenti che per ammazzare la noia sparavano ai transessuali per strada, a veri e propri pestaggi, analoghi a quelli che hanno avuto come protagonista il musicista della band.
Omofobia, antisemitismo, razzismo, discriminazione, xenofobia, sessismo: pennellate di sudicio e putrido nero che contaminano l’arcobaleno di colori e pari opportunità che personifica, di contro, la bandiera che sventola, nel cielo e nelle anime, degli omosessuali.
Impensabile, improponibile, inaccettabile che, tutt’oggi, “essere omosessuale” debba rappresentare ancora una discriminante ed ancor più un fatto che “desta scalpore” e capace di generare simili notizie, tali atti di scellerata ed inconsueta violenza.
Difficile comprendere le motivazioni che inducono ed esortano un essere umano e, pertanto, in quanto tale, presumibilmente dotato di intelletto e cognizione di causa, ad usare violenza contro un altro uomo, solo perché nutre gusti sessuali diversi.
Una sorta di “azione dimostrativa” finalizzata più a rimarcare la virilità del “pestatore” che, probabilmente ed inspiegabilmente, si sente “minacciato” da quella diversità, quasi come se potesse ledere o minare la sua stessa identità sessuale e non solo.
Violenza incolta, ruvida, rudimentale che tenta di abbattere o sradicare ciò che non conosce, ciò che fatica a comprendere, solo, perché, probabilmente, non vuole o non sa praticare “lo sforzo” di avvicinarsi ad essa con un approccio diverso, meno invasivo e più costruttivo.
Di certo, sarebbe ora di intervenire socialmente per rieducare i nostri ragazzi, inculcando nei più facinorosi e gretti delle ideologie maggiormente conformi e confacenti all’integrazione sociale, che non può essere un’utopia, ma, piuttosto, deve diventare una concreta e tangibile realtà.