“Lo scorso anno potevo dare di più. Sono stato limitato dagli infortuni. Devo aiutare la squadra a fare meglio rispetto all’anno scorso, anche personalmente devo fare meglio per aiutare i compagni”.
È un Marek Hamsik consapevole, quello che si è presentato in conferenza stampa lo scorso sabato, quello che ieri è sceso in campo per la prima amichevole stagionale contro il Feralpi, siglando finanche una delle due reti che ha consentito al Napoli di poter superare il primo step portando il pollice verso l’alto.
Sotto quella fiera e rigogliosa cresta bolle la tangibile percezione di partire con l’handicap di chi si è lasciato alle spalle quella che non si può propriamente definire la più convincente ed esaltante stagione della sua vita.
Ma, ormai, è alle spalle.
Questo è il primo monito dal quale ripartire e sul quale rifondare un nuovo piglio, una nuova stagione.
È un Marek Hamsik pronto ad essere il leader del Napoli?
Questo è uno dei due quesiti che maggiormente tiene banco e riecheggia, da più parti, all’ombra del Vesuvio, così come tra i verdi monti di Dimaro.
“Per me tutta la squadra deve sentirsi leader, non sempre i singoli da soli riescono a fare la differenza. Tutta la squadra deve essere unita”.
Parole accolte con borbottii e perplessità dalla piazza partenopea che palesa scetticismo in merito alle componenti più caratteriali che tecniche possedute o non possedute dal calciatore slovacco e che nell’immaginario collettivo rappresentano le doti, necessarie ed imprescindibili, per indurre un capitano a prendere per mano la squadra, per ergersi a leader, per fungere da pilastro, inamovibile, rassicurante, nonché da solido e fermo punto di riferimento.
Carisma, temperamento, tenacia.
Queste le qualità che il popolo azzurro fatica a rilevare in Marek e che, non un capitano, ma, “il capitano” deve, assolutamente, possedere.
Il secondo rebus che funge da grattacapo costante per i neuroni dei supporter azzurri è l’impiego dello stesso Hamsik all’interno dello scacchiere di Benitez.
Ad onor del vero, durante lo scorso campionato, in svariate occasioni, lo slovacco è apparso avulso dalle dinamiche di gioco, smarrito e tatticamente spaesato.
Proprio quello stesso Hamsik, tra i cui punti di forza spiccano la repentina capacità di leggere l’evoluzione della trama di gioco ed ancor più famoso per quei fulminei ed acuti inserimenti, proprio non può non riuscire a vestire i panni dell’ ”uomo tatticamente determinante”.
“Io mi abituo a ciò che dice il mister, stiamo giocando 4-2-3-1, quello è il modulo e lì devo sentirmi sempre meglio. Poi durante la gara c`è la possibilità di cambiare e devo farmi trovare pronto”.
Queste le parole con le quali lo slovacco archivia la questione.
Anche se lo stesso Benitez, allorquando si è trovato al cospetto dei medesimi microfoni, appena qualche giorno prima, ha spiegato che sta vagliando le soluzioni tattiche più efficaci per valorizzare il talento del centrocampista di Banska Bystrika.
Non sarà una squadra che gioca in funzione di Hamsik, ma è difficile auspicare che l’indiscutibile talento di Marek venga sacrificato in funzione della squadra.
“Equilibrio” è la parola chiave sulla quale Benitez sta forgiando il lavoro in Val di Sole ed è il concetto sul quale intende ancorare l’anima di questa squadra, per compensare i troppi gol subiti lo scorso anno, per non eludere e vanificare, di contro, il cospicuo numero di reti siglate.
“Equilibrio” sarà la guaina che avvolgerà la fascia di capitan Marek e la terrà saldamente avvinghiata al suo braccio sinistro.
“Equilibrio“ sarà il monito che muoverà, muscoli ed anima, tempra e concentrazione, cuore e gambe del capitano azzurro.
Sbaglia, clamorosamente, sbaglia chi crede che il carisma è quello che si mostra e si dimostra sbraitando e mettendosi in evidenza sfoderando affilate e temibili fauci.
Guardando il composto garbo che avvolge il timido e riservato sguardo del calciatore slovacco, infatti, forte è il sentore che Marek abbia ancora tanto, forse, tutto, forse ancora troppo da dare e da dire.
Inoltre, la fortunosa combinazione di strane suggestioni imbastite in taluni segnali che la scaramanzia si diverte a disegnare, lasciano dedurre che “questo sarà l’anno di Marek”.
Eccone spiegata la motivazione: quando giunse a Napoli, Marek scelse il “17” come numero di maglia perché contiene il “7”, il suo numero fortunato.
Alla sua “settima” stagione in azzurro, il prossimo 27 luglio, Capitan Hamsik si appresta a compiere 27 anni.
Pertanto, il continuo ed incalzante riproporsi di quel “suo numero 7” impone che, questo, dovrebbe essere “l’anno fortunato di Hamsik”.
E se “la profezia del 7” dovesse avverarsi, nessuno osi dire che non vi avevamo avvisato!