La Villa comunale di Ponticelli è, come sovente accade, in diverse e geograficamente distanti periferie del mondo, un articolato e spinoso agglomerato di realtà, diverse eppur capaci di “trovare un compromesso”, ragionevole e fattibile per ambo le parti, pur di inscenare una quantomeno auspicabile e per sommi capi pacifica convivenza.
“Il quieto vivere”.
Solo chi costeggia “una villa comunale” come quella di Ponticelli può realmente comprendere la reale ed esaustiva accezione di senso che può essere attribuita a questo concetto.
D’estate, fin dalle prime ore dell’alba, la villa comunale di Ponticelli si trasforma in una sorta di pista telecomandata che, di ora in ora, si fasciste, in maniera copiosamente esponenziale, di corpi, più o meno in carne, pilotati dal severo monito che ti ricarica le pile, allorquando la motivazione che ti urla dentro e inietta mordente ai muscoli si chiama “prova costume”.
Dall’alba al tramonto, una via crucis di cultori del benessere.
Poi, il nulla.
Il coprifuoco.
È una zona in cui bazzicano i Rom.
È una zona che non ha nulla di buono da offrire a chi non vuole cacciarsi nei guai.
È una zona in cui le macchine sfrecciano in fretta.
È una zona in cui di notte si corre per ragioni diverse rispetto a quelle che animano le gesta del “popolo del giorno”.
Lì, proprio lì, lo scorso venerdì notte, una donna appartenente al clan dei Bossa è stata colpita da sei colpi di arma da fuoco.
Proprio lì, su quello stesso marciapiede calpestato da migliaia di persone di giorno e repentinamente e prudentemente lasciato deserto di notte.
Un agguato in piena regola che rompe quel surreale silenzio che entra in scena al calar del sole ed irrompe nella falsata quiete di quel desolante “assenteismo notturno” sottolineandone e legittimandone l’esistenza.
Il tempo stabilirà cosa realmente ha voluto sancire, affermare, sovvertire o preannunciare quell’agguato.
Per il momento il gelo di quei colpi di pistola che ha perforato la sonnacchiosa afa di quel cielo pregno di disagiata e critica tensione, consegna l’ennesimo, inverosimile tracciato di paradossale realtà.
Prima si corre, poi si spara.