La prima volta che misi piede a Villa d’Elboeuf fu nel 1987. All’epoca era ancora un complesso residenziale, situato in uno dei punti strategici della città: tra la Stazione delle FF.SS. e il porto del Granatello. Nonostante il già evidente stato di fatiscenza, mi incantavo ad ammirarne la grandezza architettonica, le facciate esterne di color beige, le due enormi scale che conducevano ai portali. Ogni tanto, mentre giocavo a pallone con gli amici o passeggiavo con mio nonno, l’odore del mare (soprattutto nel periodo invernale, quando era accompagnato dal vento) interrompeva prepotentemente i pensieri, quasi costringendomi ad affacciarmi per ammirare il capolavoro paesaggistico che si parava dinanzi ai miei occhi.
Questo fino all’inizio del decadimento. Già a metà degli anni ’90 le strutture cominciarono a dare segni di cedimento, costringendo il Comune ad emettere ordinanza di evacuazione per tutti i residenti, i quali, dopo mesi di vivaci proteste, dovettero abbandonare le proprie case. A quasi trent’anni di distanza, lo spettacolo che la Villa, progettata da Ferdinando Sanfelice e costruita nel 1711, offre agli occhi degli visitatori è un vero e proprio stupro ambientale. Le balaustre in marmo delle due scale d’ingresso, i tetti, i muri divisori, alcune facciate esterne e, ai piani superiori di alcuni appartamenti, persino i pavimenti: alla fine tutto ha ceduto, con la partecipazione straordinaria di uno Stato ed una Soprintendenza dei Beni Culturali nelle vesti di spettatori non paganti. Proprio per le sue condizioni, la Villa viene spesso utilizzata da fotografi e videomaker come location ”underground” per servizi fotografici, cortometraggi e videoclip; io stesso nel 2011 ci ho girato un video musicale.
Nella primavera del 2013, un barlume di speranza per i cittadini porticesi: viene venduta all’asta, per 4 milioni di Euro, alla società Edil Partenope Invest S.R.L., con obbligo, come previsto dal bando, di restauro totale in coordinamento coi tecnici della Soprintendenza dei Beni Cultrali. Finalmente qualcuno restituirà l’antico splendore alla più antica villa del Miglio d’oro!
Come non detto.
5 febbraio 2014. Una porzione di muro della villa, adiacente alla linea ferroviaria Napoli-Portici, crolla rovinosamente sui binari del treno; è l’inizio di una telenovela che dura da cinque mesi e che ancora non giunge ad una svolta. Una rimozione delle macerie avvenuta dopo quasi un mese, un servizio ferroviario sulla linea Napoli-Torre Annunziata sospeso fino a data da destinarsi; il tutto condito da uno scaricabarile sulle responsabilità dell’incidente tra Trenitalia e nuovi proprietari che ha portato le parti ad adire le vie legali per risolvere la faccenda.
Per colpa di chi?
Il crollo della facciata contigua al tratto ferroviario interessa un muro perimetrale sul quale Trenitalia ha fissato un palo della luce; la Edil Partenope Invest sostiene pertanto che la colpa del crollo stesso sia da attribuire alla società di trasporti ferroviari. Dal canto suo, Trenitalia lamenta la fragilità e l’avanzato stato di decomposizione delle mura della villa, pertanto la responsabilità del crollo sarebbe da attribuire alla società proprietaria della stessa, che non avrebbe provveduto in questi mesi alla necessaria manutenzione ella struttura.
Il sindaco di Portici, Nicola Marrone, ha più volte cercato una mediazione tra le due società, ma ognuno resta fermo nelle proprie convinzioni e tutto lascia presagire che alla fine sarà il giudice a decidere. Infatti, tra le due parti è attualmente aperto un contenzioso. Recentemente, Trenitalia ha avanzato una proposta per riaprire la tratta ferroviaria sospesa: la costruzione di una galleria artificiale in acciaio per bypassare l’area interrotta e ricollegarsi con la linea che porta a Salerno, ma anche su questo punto Edil Partenope non si trova d’accordo e sta cercando soluzioni alternative.
Nell’attesa che qualcosa si muova, tutto è in fase di stallo. Se è vero che ”ogni lungo viaggio inizia da un piccolo passo”, qui siamo statue di bronzo.