I separatisti filorussi sono i principali indiziati per il disastro del boeing malese abbattuto giovedì con 298 persone a bordo, tra cui 80 bambini, sui cieli dell’Ucraina orientale da un missile terra-aria.
La Russia, sotto assedio per il suo sostegno alla causa separatista, invoca la pace, mentre il Consiglio di sicurezza dell’Onu chiede un’inchiesta internazionale indipendente.
Le accuse contro i filorussi sono mosse dagli americani e supportate oltre che dalla guerra civile che, da mesi, li vede coinvolti contro Kiev, nell’Ucraina orientale, anche e soprattutto dal fatto che il razzo è partito da un’area controllata dai separatisti ed ulteriormente rafforzate da intercettazioni telefoniche in cui gli stessi si attribuiscono la responsabilità dell’accaduto.
Concetto ribadito dal presidente Barack Obama, che poi punta il dito contro la Russia. Pur sollecitando un’indagine internazionale “credibile” e “imparziale” e “senza speculazioni“, Obama rileva come Mosca continui a sostenere i separatisti, fornendo loro armi pesanti e artiglieria antiaerea, e quindi chiede a Putin di “concordare con i filorussi un immediato cessate il fuoco“, anche perché “la Russia finora non ha fatto nulla per imboccare la strada della pace“.
Altrimenti, ammonisce Obama, le sanzioni aumenteranno.
Di contro, il presidente russo Vladimir Putin, che giovedì aveva addossato la responsabilità a Kiev per aver ripreso le attività militari contro i ribelli, si limita ad auspicare un’indagine imparziale ed oggettiva. Successivamente, il leader del Cremlino fa sapere di essere “in costante contatto” con il collega ucraino Poroshenko per trovare una “soluzione pacifica duratura” alla crisi tra Mosca e Kiev.
Il disastro aereo finisce anche sul tavolo del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che in una riunione d’emergenza sollecita “un’inchiesta internazionale completa e indipendente“. A Palazzo di Vetro, tra l’altro, l’ambasciatore ucraino fornisce la poca che per Kiev inchioderebbe i filorussi: delle intercettazioni telefoniche tra miliziani di Donetsk e intelligence russa in cui i primi affermano di “aver buttato giù” un aereo civile. L’ambasciatore russo, di contro, accusa il governo ucraino di non aver chiuso lo spazio aereo sopra la zona degli scontri e chiede di non fare pressioni sull’inchiesta con “ipotesi e insinuazioni“. Come prova di buona fede, il ministro degli Esteri Sergei Lavrov fa sapere che Mosca non prenderà in consegna la scatola nera del velivolo, che si trova nelle mani dei separatisti e che dovrà essere analizzata dagli esperti internazionali.
Sul terreno, i leader dell’autoproclamata ‘Repubblica di Donetsk’ respingono la richiesta di cessate il fuoco avanzata da Washington e Bruxelles, ma concedono l’ingresso agli ispettori dell’Osce – arrivati in serata – nell’area del disastro. E nell’incandescente regione la violenza continua. A Lugansk, una delle roccaforti ribelli, le autorità comunali denunciano l’uccisione di una ventina di civili da parte dei militari di Kiev. I seguito alla sciagura aerea, tuttavia, i riflettori restano puntati sulla “tragedia dei cieli”: “I corpi cadevano dal cielo“, raccontano alcuni abitanti dei villaggi vicini alla zona dove il Boeing 777 è precipitato. Altri riferiscono di aver trovato pezzi di fusoliera nei propri cortili.
Fonte: tgcom