Siamo colpevoli! Non è l’uomo che c’incrocia a ricordarcelo, è la nostra storia, quella di ieri e quella di oggi. Non dico che dobbiamo ammetterlo come singoli, perchè la nostra amata penisola è ancora capace di partorire coscienze “umane”, ma come popolo nel suo insieme sì.
Non è un caso che all’estero c’inquadrino sempre alla stessa maniera, come il popolo della delinquenza, del canto, del cibo, della spensieratezza. Diciamo che nell’ultimo ventennio il berlusconismo ha contribuito a radicare ancora di più quest’immagine distorta ma in fondo anche vera. Siamo un paese ricco di contraddizioni, ed anche per questo affascinante. Ma forse non saremo mai come dovremmo essere, semplicemente perché nessuno può dirci come dobbiamo essere, nessuno possiede la ricetta. Noi saremo sempre così, sempre quelli che siamo, con le nostre miserie e i nostri trionfi.
E la politica, almeno per i prossimi vent’anni, sempre la stessa. La tv ha formato nuove generazioni che si sono abbeverate alla fontana del protagonismo, del successo da raggiungere ad ogni costo, della visibilità come unico modo per sentirisi presenti nel mondo.
E’ un dato culturale diffuso che non mi permette di essere fiducioso per il nostro immediato futuro. Tutti hanno contratto la malattia della celebrità, nessuno più nella politica vuole lavorare in silenzio. Tutti vogliono atteggiarsi a salvatori della patria, a padreterni. Alla democrazia si sta sostituendo un pericoloso personalismo tirannico. Ma in fondo, a pensarci bene, ognuno che si regala alla politica è arrogante. E sapete perché? Perché in fondo lui vi sta dicendo una cosa, ed è questa : “Voi non sapete governarvi, io invece sì. Allontanatevi fatemi spazio, io sono migliore di voi”. Solo questa convinzione può animare un politico del nostro tempo.
Prima era cosa diversa, e lo sentivi nelle parole, nei fatti, negli atteggiamenti.
Il grande De Gasperi abitava in una misera casa in affitto, oggi l’ultimo dei consiglieri provinciali ha una mega villa!
L’ingresso nell’arena politica ha come scopo il potere, non certo il benessere della comunità. E lo vedi da come si attaccano alle poltrone nonostante si siano dimostrati incapaci di trasformare anche un solo cartello stradale. Ed è così che per 30 anni ci siamo ritrovati le stesse identiche facce, gli stessi nomi, le stesse storie, le stesse ricette e le stesse fesserie.
Ora abbiamo facce nuove. Sì, facce nuove che seguono il modello appena abbattuto. Non si più certo dire che le giovani renziane siano brutte, tutt’altro. Anche in questo caso è valsa la logica dell’immagine, dell’estetica della politica. Per carità, non sto qui a dire che non siano brave, ci mancherebbe! Però sono persuaso del fatto che la scelta sia stata anche condizionata dall’immagine, e in questo si continua a seguire la nuova logica berlusconiana, questo nuovo modo d’intendere la realtà come illusionismo e deviazione.
Non se ne esce amici. Ormai i discorsi sempre più spesso denotano deliri di onnipotenza a destra e a sinistra, battaglie finali, scontri da giorno del giudizio.
Si cavalca la paura e il timore, e in queste condizioni l’arma della parola è l’illusione che più sembra reale.
Cambia la superficie, ma le intenzioni no. Io non vedo cambiato nulla. I proclami di tre mesi fa continuano ad essere proclami, e se non si sono attuati, allora il leader di turno, come volevasi dimostrare, incolpa gli altri, l’ostruzionismo del Senato, il tradimento di quel gruppo.
Ma non deve essere nelle facoltà di un vero politico saper prevedere? Credo proprio di sì. I grandi che hanno trasformato le cose sono sempre stati coloro che avevano la capacità di prevedere intoppi e deviazioni, così da non farsi trovare mai impreparati. Oggi invece la qualità di un politico è seminare promesse e dare la colpa agli altri.
Cari amici, questa Italia malata e inquinata alle radici ha ancora molto da soffrire. Forse solo una vera catastrofe può portarci ad un nuovo e consapevole umanesimo, ad una vera e propria rifondazione che riporti la collettività al centro di ogni discorso.
Io mi auguro che ciò possa avvenire il più in fretta possibile, senza l’avvento di una crisi spaventosa che porti a resettare tutti i vecchi valori continueremo ad usare come unica forma di protesta il gitorondo e il fischietto. Mai una rivoluzione, mai un movimento di popolo che abbia scacciato la feccia dei governanti. E’ per questo che negli ultimi anni ho preso ad amare Francesi ed Inglesi. Intanto ci affidiamo a quel che resta della speranza e della volontà.
CARLO LETTERA