Il quotidiano “Agropolinews” ha sganciato una bomba che rischia di generare una tempesta ben più minacciosa rispetto a quella, a base di copiosi nuvoloni grigi ed incalzante pioggia, che, nelle ultime ore, ha “guastato la festa” dei villeggianti confluiti in Costiera Cilentana per concedersi e godersi le tanto agognate vacanze estive.
Infatti, secondo quanto documentato dal suddetto articolo, nella notte compresa tra il 6 e il 7 luglio, un gruppo di giovani napoletani, aggirandosi lungo le strade di una semideserta Agropoli, cantando a squarciagola nel cuore della notte, disturbava la quiete pubblica, portando, così, la satura pazienza della popolazione locale ad insorgere facendo confluire il proprio malessere in un intransigente divieto: “Non vogliamo i napoletani!”
Questo il monito nel quale sfocia il malcontento degli abitanti di Agropoli, esasperati da taluni atteggiamenti poco conformi o del tutto in distonia con le più elementari e civili regole alla base del quieto vivere.
“Quei napoletani”, quella più o meno nutrita fetta di popolazione all’interno della quale convergono i limiti, le lacune, gli orrori e i disagi che, sovente, contraddistinguono in senso negativo “l’essere partenopeo” conferendo allo status di “napoletano” quell’accezione di senso pregna di luoghi comuni e diffamazioni che denigrano, sviliscono e calunniano la parte sana e genuina di questo stesso popolo e che, facilmente ed impropriamente, viene utilizzata con l’intimo e scaltro intento di “fare notizia” e “montare un caso”.
Per comprendere cosa spinge una popolazione ubicata a pochi chilometri di distanza dal capoluogo campano a chiudere il varco d’ingresso ai napoletani è necessario addentrarsi nei meandri ideologici sui quali si ancorano valori, principi e quotidianità dei cilentani.
La Costiera Cilentana è un mosaico composto da piccoli, minuziosi e perfetti tasselli, scrupolosamente definiti in ogni dettaglio, piccole e sontuose realtà in cui predomina un marcato senso di serena quiete, labili pezzi di terra abitati da un esiguo numero di persone, fortemente affiatate tra loro.
Allorquando sopraggiungono le ore più calde dell’anno, in Cilento, si registra un esponenziale incremento della popolazione, per effetto della cospicua affluenza di villeggianti, pronti a beneficiare della magica ed encomiabile atmosfera che si respira lungo quelle affascinanti coste.
Chi parte alla volta di quei mari, animato dalla fervida intenzione di vivere una “vacanza da sballo”, a base di eventi mondani e vita notturna, sulla falsa riga di quanto, invece, accade in Riviera Romagnola, rimane facilmente deluso, dall’accezione di senso, più pacata e contenuta che, da quelle parti, invece, contraddistingue il concetto di “fare vacanza”.
E ciò non può e non deve rappresentare né un alibi né una giustificazione che legittima schiamazzi notturni ed atteggiamenti irrispettosi ed indecorosi.
Non è difficile intuire le ragioni per le quali, in quel contesto più che mai, gli eccessi, “il casino”, le stravaganze, vengono percepite negativamente e perché, ancor più estreme, possono essere le reazioni che sono in grado di sortire.
Erroneo e folle sarebbe estendere questo monito ad una popolazione intera, strumentalizzando la suddetta questione per fomentare una longeva acredine che concorre ad arrugginire il rapporto tra napoletani e salernitani, in quanto sarebbe, o meglio, è intellettualmente più onesto asserire che “Non vogliono quei napoletani”.
Le mani che scrivono queste parole sono, infatti, mosse dalla ferma e certa convinzione che i cilentani amano i napoletani che sanno amichevolmente entrare in armonica empatia con le dinamiche che demarcano lo scorrere della vita lungo quelle coste.
I napoletani dai quali i cilentani prendono le distanze sono i medesimi dai quali gli stessi figli di Parthenope si dissociano, in quanto, per merito di “quei napoletani”, sovente, un intero popolo viene discriminato, declassato ed etichettato con appellativi mortificanti.
“Vacanzare in Cilento” non è come vogliono lasciar intendere e una napoletana prossima a salpare ad Acciaroli, vi proporrà un sincero e fedele “diario delle vacanze” utile ad esorcizzare taluni mostri che portano il nome di “razzismo” ed “intolleranza”.