Dalle emozioni che nascono dal mare per fondersi nella magia insita nell’ammaliante mistero della notte possono germogliare serate da sogno, da relegare nell’album dei ricordi, da custodire gelosamente nelle stanze più intime dell’anima.
Arenile di Bagnoli, Napoli.
È la notte da sogno famelicamente attesa dai cultori del reggae, dai “contrabbandieri d’amore”, dalle anime infervorate dal vigoroso e possente desiderio di cucirsi addosso emozioni indelebili.
È la notte in cui Jovine abbraccia Napoli, la sua Napoli e gli conferisce un supremo, eccelso, sopraffino tributo, alla sua maniera.
Alla sua encomiabile maniera.
Senza logica, senza schemi, senza regole o stereotipi da seguire, un animale da palcoscenico libero da qualsivoglia “briglia razionale”.
Istinto, passione, grinta, impeto, ardore, trasporto, irruenza, veemenza, sincera, ferma, caparbia e convinta consapevolezza dei propri mezzi, quella che anima le gesta di un navigato pilota d’auto da corsa che non può e non deve avere paura di spingere il piede sull’acceleratore per divorare l’asfalto.
Questo e tanto altro è Jovine.
E la copiosa ed adrenalinica carica passionale di cui è pregna la sua voce è capace di traghettare il pubblico verso mari d’emozioni che bagnano porti da esplorare, infervorato da onde da cavalcare e dalle quali lasciarsi sopraffare.
Jovine irrompe e prorompe nell’immota inerzia della notte, con il medesimo, sfrontato slancio con il quale il Vesuvio troneggia sul golfo di Napoli.
La sua voce, per merito del graffiante timbro che “la sporca” conferendogli quel tratto somatico che la rende unica, ma tutt’altro che “cattiva” è come un vulcano dal quale, incessantemente, eruttano grintose emozioni che si riversano sul suo pubblico, il quale, scevro dal timore di “bruciarsi” le afferra con incontenibile, sostenuta ed irrefrenabile foga.
Jovine, la sua musica e il genuino messaggio imbastito nei testi delle sue canzoni sono l’humus che può fecondare la coscienza sociale e dal quale può nascere un nuovo, verace e sano modo di percepire e concepire non solo la musica, ma la vita e in una notte da sogno come questa è facilmente percepibile questo messaggio di cui le stelle hanno voluto farsi portatrici, seppur ostruite da dispettose nuvole, le quali hanno inaspettatamente riprodotto, in quell’infinito mantello blu, un sonoro e fondamentale insegnamento di vita che ben incarna il percorso, umano ed artistico, di Jovine: nonostante le avversità che il destino incastona lungo il nostro cammino, “le stelle” più luminose e talentuose, si rivelano, sempre, capaci di brillare.
In maniera ancor più marcata ed inequivocabile lo sottolinea la voce stessa del pubblico che, calorosamente ed incessantemente, lo acclama e che mai vorrebbe vedere scorrere i titoli di coda su quella tanto attesa notte da sogno.
Un tale che si chiamava Ernesto Che Guevara, una tempo, ha detto: “Quando si sogna da soli è un sogno, quando si sogna in due comincia la realtà”.
Ieri sera, all’Arenile, erano presenti ben più di due persone che hanno sognato con e grazie a Jovine.
Pertanto, è lecito asserire che “Jovine è una realtà della musica italiana”.