Quella che si adagia sulla spiaggia di Torre Annunziata è una notte densa di emozioni.
È la prima notte in cui un bambino di nome “Napolitan” respira a pieni polmoni, musica, ambizioni, sogni, progetti, da convertire in parole.
È la notte in cui “non inizia” il tour estivo di Jovine, ma, semplicemente “prende forma”, perché nei verbi come “iniziare”, “partire”, “riprendere” è insita una fase di stasi pregressa, interrotta dall’incipit di una nuova avventura. Pertanto, l’inerzia che sonnacchia in quel letargo, lavorativo ed emotivo, che nell’ordine naturale delle cose, demarca e scandisce il ciclico alternarsi e susseguirsi degli eventi, non appartiene a quella vulcanica ed eclettica indole di un’artista che personifica un progetto, un modo di “fare musica” in perpetuo, incessante, costante, inarrestabile ed irrefrenabile movimento.
È per questo che “Napolitan” ha scelto di “dare forma” al suo progetto in concomitanza con la prima data del tour estivo di Jovine.
È per questo che “Napolitan” ha scelto Jovine.
“Rena Nera”, Torre Annunziata.
È una notte senza tempo, nell’ambito della quale, il tempo non è scandito dal rincorrersi delle lancette, ma dal sussultorio battito dei cuori, irrorato dalle emozioni, imposte e dettate dalla musica di Jovine.
“Like a Virgin” è l’anello di congiunzione tra “il vecchio e il nuovo viaggio” ed è la prima canzone proposta dal “Re del Reggae Style”, di ritorno dalle “battaglie televisive”.
Quella canzone, proprio quella che mesi addietro gli consegnò la chiave per accedere dalla porta principale a “The Voice”, il talent show televisivo di Rai Due che ha rilanciato la genialità artistica di Valerio, promuovendolo a pieni voti, incoronandolo artista pronto per “il grande passo”.
Quella stessa canzone, seppur rivisitata in uno stile, ancora una volta, diverso, innovativo e sovversivo, perché chiedere a Jovine di riproporre la medesima canzone è come aspettarsi che il sole di Napoli, allorquando sfocia dalla bocca del Vesuvio, per annunciare la nascita di un nuovo giorno, si specchi in quel fascinoso mare, proponendo, puntualmente, la stessa espressione, consegnandogli e consegnandoci, così, le medesime e prevedibili percezioni emotive.
È per questo che “Napolitan” ha scelto Jovine.
Ma Jovine non è solo “quello visto in tv” e dopo aver riscaldato voce, pubblico ed aspettative è entrato a gamba tesa, con la caparbia, energica e coinvolgente versatilità che lo contraddistingue, proponendo il suo “classico” eppur tutt’altro che “classico” repertorio.
Infinite sfumature di emozioni, improvvisazioni, vibrazioni.
Il concerto di Jovine non è un’esibizione, piuttosto una festa, un tripudio di caos armonico, in cui naturalmente si fondono pennellate di passione, fervore, entusiasmo, spensieratezza, brio, incontrollabile, inspiegabile, eppur sincera euforia che disegnano “Il cielo in una stanza”, quello stesso cielo in cui la voce di Jovine imprime stelle alle quali “la sua gente” più e deve consegnare i propri sogni.
È per questo che “Napolitan” ha scelto Jovine.
La duttile polivalenza di Jovine può e sa cucire e cucirsi addosso gli abiti più disparati in fin troppo celeri attimi e così affonda ancora le mani nelle radici del suo famigerato repertorio per afferrare quei brandelli che raccontano “la nostra storia” quella dei “contrabbandieri d’amore” presenti ed assenti, vicini e distanti, in ogni caso e in ogni modo, capaci di sentirsi parte di quel tutto nel quale è facile riconoscersi e ritrovarsi.
È per questo che “Napolitan” ha scelto Jovine.
“Ma il cielo è sempre più blu”, “Una carezza in un pugno” sono brani pregni di suggestive sfumature sui quale si apprestano a scorrere i titoli di coda, ma sono anche e soprattutto le canzoni delle quale Jovine si avvale per personificare il concetto di “fare propria una canzone”.
Una canzone senza tempo come “No time” è la melodia che inebria l’aria in una notte senza tempo, che non conosce né inizio né fine, proprio come la musica di Jovine, conferendole quel velo di magia che si dissolve in un dolce bacio della buonanotte che saluta il pubblico e quel cielo.
Finale sobrio, romantico, pacato, “scontato”, quindi, non quello più consono alla tumultuosa ed imponderabile indole di Jovine.
Ed infatti c’è ancora tempo per cucire l’ultima stella su quel soffice mantello di velluto blu che avvolge le emozioni che accompagnano il concerto.
“Napulitan” viene riproposta per salutare “i contrabbandieri” presenti, “Napolitan” applaude, balla, canta, sogna come impone quel mai scritto eppur rigorosamente rispettato comandamento al quale, insindacabilmente, tutti, proprio tutti, si attengono, tutte le volte che Jovine sale sul palco.
È per questo che “Napolitan” ha scelto Jovine.
Tuttavia, negli occhi e nei cuori dei “contrabbandieri d’amore” regna la ferma e viva consapevolezza che domani ci sarà un’altra notte da cavalcare, un’altra avventura da vivere, un altro viaggio da affrontare, un’altra storia da raccontare, un altro sogno da cucire.
Non solo per quelle finora elencate, ma per infinite altre ragioni “Napolitan” ha scelto Jovine e, una notte dopo l’altra, in giro per la penisola e in viaggio verso le più disparate ed avventurose strade della vita, incessantemente, continueremo a scoprirle. Insieme.