Le statistiche asseriscono che esistono sei milioni di anime azzurre spalmate in lungo e in largo sull’emisfero terrestre.
Sei milioni di cuori che battono all’unisono e che idealmente saltano abbracciati, mentre intonano i cori che enfatizzano e scandiscono quella storia d’amore che non conosce né tempo né spazio né limiti né ragioni.
Pertanto, esistono almeno 12 milioni di allenatori, perché, ognuno di noi, “sta con l’allenatore”, ne approva e ne elogia le scelte, il credo calcistico, la gestione delle sostituzioni e finanche il menù proposto ai calciatori nel pre-partita, quando si vince, ma è altresì abile a stravolgere schemi di gioco e valutazioni tecniche per impartire a quest’ultimo una sonora lezione tattica, allorquando si perde.
Inoltre, milioni sono anche i dirigenti, gli osservatori, gli esperti di mercato e di fantamercato, seduti in tribuna, sulle gradinate o in poltrona e sanno sempre quanti e quali sono gli innesti più utili ed efficaci per implementare e rinforzare la rosa.
Questi ed infiniti altri sono i tratti somatici che delineano le caratteristiche distintive di un tifoso.
Tuttavia, un’enorme e sostanziale differenza intercorre tra “l’essere tifosi” e “l’essere tifosi del Napoli”.
Il Napoli per i suoi tifosi è una religione, Maradona è “il Dio”, il San Paolo “il tempio” e la partita è “il momento della solenne celebrazione liturgica”.
Però, chi etichetta i supporter azzurri come una mandria di fanatici esaltati e rissosi facinorosi commette un madornale e grossolano errore.
Le sfumature intelaiate tra le crepe delle anime azzurre sono talmente variegate che non si può e non si deve recintarle in un’unica e riduttiva definizione.
Per questo, Napolitan ha scelto di aprire “il bar dello sport”: un caloroso e colorito spazio dedicato proprio a loro, a voi, ai tifosi azzurri, agli eccessi, alle contraddizioni, alle storie, ai sentimenti, alle emozioni, alle opinioni, a tutto quello che possa concorrere a ridisegnare un’accezione di senso maggiormente consona e pertinente al concetto di “essere tifosi del Napoli”.
Anche e soprattutto perché, tra quei sei milioni, disperse tra i cori dei tifosi, esistono voci assai più competenti in materia rispetto a quelle di tanti altri che si vantano dell’opinabile titolo di “addetti ai lavori”.
E sarà un piacere dimostrarvelo.