Lascia la moglie Eliana e tre figli di 22, 18 e 12 anni l’assistente capo coordinatore Aniello Scarpati, 47 anni, morto nella notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre in un violento scontro frontale su viale Europa, a Torre del Greco. Capo pattuglia della volante della Polizia di Stato, Scarpati non doveva neppure essere in servizio: aveva accettato di sostituire un collega per un cambio turno.
Originario di Portici, Scarpati era molto conosciuto e stimato dai colleghi per la sua professionalità e per la sua umanità. La notizia della sua scomparsa ha suscitato profonda commozione non solo tra gli uomini e le donne della Polizia di Stato, ma anche tra i tanti cittadini che lo avevano incontrato nel corso del suo lavoro quotidiano sul territorio.
“Un poliziotto dal volto umano”
A ricordarlo è Alessio Sorrentino, soprintendente di polizia in pensione, suo ex collega e amico fraterno, con cui ha condiviso 17 anni di servizio:
«Ho lavorato con lui per 17 anni. È stato il mio autista, il mio partner di lavoro e un mio amico. Quando l’ho conosciuto era un ragazzo: aveva già prestato servizio a Palermo e alla Prefettura di Napoli, poi venne trasferito a Torre del Greco. All’epoca avrà avuto una trentina d’anni».
Sorrentino lo descrive come “un ragazzo stupendo, con una grande capacità dialettica e comunicativa, un mediatore naturale”.
«Non era uno di quei poliziotti che escono fuori turno per andare a cercare rogne. Era un poliziotto dal volto umano, ecco. Sempre pacato, capace di riportare la calma anche nelle situazioni più difficili».
La fede e la calma come guida
Scarpati era di religione evangelica, e la sua fede era un punto fermo nella vita personale e professionale.
«Applicava la sua spiritualità anche sul lavoro – racconta Sorrentino –. Credeva molto nel Signore, nella forza che poteva dargli Gesù. Se fosse capitata una chiamata per una lite, lui avrebbe avuto le parole giuste per far tornare la pace. Infatti, lasciavo parlare lui, perché era un vero mediatore».
Un esempio di dedizione e umanità
Chi lo conosceva parla di lui come di una persona riservata ma generosa, sempre pronta a tendere una mano ai colleghi e a sdrammatizzare i momenti di tensione con un sorriso.
«Era calmo, professionale e discreto – raccontano dal commissariato –. Con la sua presenza sapeva tranquillizzare anche le situazioni più delicate».
Il suo impegno, la dedizione al dovere e la disponibilità verso gli altri resteranno un esempio per tutti i colleghi e per la comunità che ha servito fino all’ultimo giorno.
Un dolore profondo per la comunità
La morte di Aniello Scarpati lascia un grande vuoto nella famiglia della Polizia di Stato e nella città di Torre del Greco, dove era apprezzato non solo come agente, ma come uomo e padre.
Un ex collega lo ha definito con semplicità: «Aniello era un poliziotto dal volto umano. La sua calma, la sua fede e la sua umiltà lo rendevano unico. Ci mancherà tantissimo».










