Nel centro di Napoli, si potrebbe dire che la tecnologia delle macchinette da gioco d’azzardo abbia preso una piega curiosamente nuova, sfociando quasi nel simbolico. A pensarci, questeapparecchiature hanno stravolto in parte lo scenario cittadino, finendo per modificare anche il modo in cui si vive la notte, mescolando qualcosa di tradizionale e, insieme, molto moderno. I dati – almenoquelli dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli per il 2023 – parlano di un’espansione notevole: più di 23.000 terminali attivi tra VLT e versioni classiche, solo in Campania.
Non è raro, poi, trovare sale da gioco moderne all’interno di edifici storici; si crea quasi un cortocircuito tra ieri e oggi. Però, insomma, non si tratta solo di nuovi hardware o software. La culturanapoletana, col suo ingegno, ha trovato il modo di reinterpretare queste macchinette, facendole entrare nell’arte e persino nel parlare quotidiano.
Evoluzione tecnica e radici nella città
Difficile stabilire dove tutto sia cominciato, ma se si guarda agli anni ’80, ecco che già si intravedevano i primi cabinati elettronici in città. Poi un salto… è tra il 2006 e il 2012 che arriva la svolta vera e propria, quando si fanno largo le prime video-lottery. Qui, le cose prendono una svolta che mischia tecnologia a dettagli da folklore locale: ci sono mobili con cornici decorate da simboli portafortuna, cornici di Maradona in bella vista, addirittura. Nei Quartieri Spagnoli la presenza delle slot machine si avverte anche fuori dalle sale dedicate, con suoni e luci che filtrano nelle vie storiche.
Secondo un’indagine, circa il 46% delle attività serali in centro città coinvolge almeno una postazione da gioco. Ma non esiste solo il gioco fisico: i servizi online e le slot machine convivono ormaistabilmente, offrendo esperienze ibride e raggiungendo una fetta sempre più ampia della popolazione. Così, alla fine, questa tecnologia sembra diventare un motore costante di adattamento – segue un po’ le correnti dei cambiamenti sociali, qualche volta anticipa.
Rappresentazioni artistiche e impatto visivo
A Napoli la slot machine smette in fretta di essere solo una distrazione. Prendiamo alcuni artisti locali: si sono divertiti a recuperare parti di vecchie VLT e a usarle come materiale per installazioni o performance. Mi viene in mente, per esempio, qualche galleria nel centro che espone sculture ricavate da pezzi di cabinati elettronici, tutto piuttosto originale. Capita poi spesso che la macchinetta da gioco si intrecci a riferimenti alla tradizione teatrale cittadina, tipo Pulcinella o le carte napoletane, quasi a cercare un collegamento tra la tecnologia e la storia.
Anche cinema e letteratura sono sul pezzo: in vari romanzi usciti dal 2017 al 2022, la slot machine compare frequentemente sia come metafora della sfida contro il destino sia come critica sociale alla dipendenza. Così, la presenza fisica – quel rumore inconfondibile, quelle lucine – si salda un po’ nel fondo della cultura collettiva napoletana, contribuendo a una nuova identità che forse è ancora in cerca di forma definitiva.
Luoghi d’incontro e cambiamenti sociali
A pensarci, le sale gioco a Napoli non si limitano più ad essere posti dove tentare la fortuna. Pare che parecchi cittadini le considerino quasi dei nuovi centri sociali. Ci entrano giovani, anziani, qualcunosolo per chiacchierare o scambiarsi dritte. E poi c’è chi osserva, si lascia trasportare da quell’atmosfera quasi magnetica. La lingua delle macchinette, ormai, sembra superare ogni barriera: napoletani e turisti si ritrovano, incuriositi dalla vita notturna, a condividere lo stesso spazio senza troppe distinzioni.
Non di rado si scelgono proprio queste sale – sì, quelle moderne, piene di led e schermi – per ospitare eventi come concerti, reading o piccole esposizioni. Insomma, il gioco, almeno qui, si trasforma in una scusa per il dialogo, per sperimentare e mischiare vecchio e nuovo, con risultati a volte sorprendenti, altre forse meno, ma sempre vitali.
Tensioni tra tradizione e futuro digitale
Parlare di slot machine e VLT solo come “progresso” sarebbe riduttivo, in fondo. Esiste un legame forte con pratiche storiche, come la “smorfia” o i vecchi rituali intorno al lotto, ancora rievocati in diversiquartieri. Allo stesso tempo, come dire, il digitale ha aperto spiragli imprevisti, soprattutto in ambito creativo e ludico. Il CNR indica che più del 35% degli under 35 campani avrebbe provato almeno unavolta un gioco d’azzardo digitale nell’arco di un anno – percentuale che fa riflettere, se non altro sulla rapidità dei cambiamenti. La narrazione mediatica, nel frattempo, resta ambivalente: si vedono da una parte storie di successo o sogni promessi, dall’altra emergono toni più critici, anche spigolosi, sugli effetti meno piacevoli del gioco sfrenato.
Non mancano dubbi né dibattiti accesi su quale debba essere il senso delle macchinette nel tessuto sociale napoletano e su come preservare certi valori identitari che rischiano, in qualche modo, di sfumare. Per chi è interessato a vedere come la cultura napoletana si interseca con l’arte, vale la pena partecipare al Mojoca-Festival Internazionale Artisti.
Gioco responsabile come scelta di consapevolezza
Mentre la tecnologia prosegue la sua corsa – e davvero sembra inarrestabile – cresce l’attenzione rispetto ai rischi collegati a un uso eccessivo delle macchinette. Città, associazioni, singoli: tutti, ognuno a modo suo, cercano di orientare la popolazione a un rapporto più equilibrato con il gioco, con campagne e servizi di aiuto a chi ne abbia bisogno.
Rimane un punto fermo, forse, che il gioco in sé potrebbe continuare a offrire possibilità di incontro e creatività, purché non si trasformi in una trappola. Napoli, con la sua identità complessa, sembraoggi trovarsi davanti a una sfida: trovare quel difficile equilibrio tra apertura all’innovazione e responsabilità collettiva. Il percorso, come spesso succede in città così vive, resta in divenire.









