Si è spento a 91 anni Mimmo Jodice, il grande fotografo napoletano che con la sua arte ha saputo raccontare come pochi la profondità e la contraddizione di Napoli e del Mediterraneo. Era ricoverato da alcuni giorni e la notizia della sua morte ha suscitato un’ondata di commozione nel mondo della cultura e dell’arte italiana.
Nato nel 1934 nel rione Sanità, Jodice è stato uno dei protagonisti assoluti della fotografia contemporanea. Autodidatta, si avvicinò alla macchina fotografica negli anni Cinquanta e presto divenne una figura di riferimento per l’avanguardia artistica italiana. Dalla metà degli anni Sessanta il suo lavoro si è mosso tra sperimentazione formale e riflessione sul tempo, la memoria, il silenzio e la spiritualità dei luoghi.
Il fotografo dell’anima
Jodice non fotografava per documentare, ma per trasformare la realtà in visione. Le sue immagini, spesso in bianco e nero, sono sospese tra luce e ombra, tra vita e assenza. Napoli, il mare, le statue, le rovine: tutto nei suoi scatti sembra respirare una dimensione metafisica.
Con la serie Vedute di Napoli riuscì a dare un volto nuovo alla città, lontano dal folclore e dai cliché. Le sue opere raccontavano la solitudine e la bellezza struggente di un luogo senza tempo, diventando patrimonio visivo di generazioni.
Una carriera internazionale
Negli anni Settanta Jodice divenne docente all’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove formò intere generazioni di artisti e fotografi. Collaborò con maestri come Andy Warhol, Joseph Beuys, Sol LeWitt e partecipò a mostre in tutto il mondo, da Parigi a New York, da Tokyo a Buenos Aires.
Nel 1995 il Museo di Capodimonte gli dedicò una grande retrospettiva, e nel 2016 la mostra Attese – 1958/2016 al MADRE di Napoli celebrò la sua lunga e coerente ricerca artistica.
Il legame con Napoli
Nonostante il riconoscimento internazionale, Jodice è sempre rimasto profondamente legato alla sua città. Diceva spesso: “Napoli è la mia musa. Non la fotografo per raccontarla, ma per capirla.”
La sua Napoli era silenziosa, spirituale, segnata dalla presenza del tempo e della storia. Una città vista come corpo vivo, misterioso e inafferrabile.
Il cordoglio del mondo della cultura
Il Ministro della Cultura Alessandro Giuli ha espresso “profondo cordoglio per la scomparsa di un maestro che ha saputo rendere visibile l’invisibile”. Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi ha annunciato che la camera ardente sarà allestita al Maschio Angioino, luogo simbolo della città e della carriera del fotografo.
Molti artisti e colleghi hanno ricordato Jodice sui social: Maurizio Galimberti ha scritto: “Con Mimmo se ne va un poeta della luce, ma restano le sue visioni eterne.” Massimo Ranieri lo ha definito “l’occhio più puro che Napoli abbia avuto”. La Fondazione Valenzi ha espresso “profondo dolore per la perdita di un artista che ha portato nel mondo la dignità e la grazia della fotografia napoletana”.
Con la sua morte, l’Italia perde uno dei suoi grandi maestri dell’immagine, ma il suo sguardo continuerà a vivere nelle fotografie che hanno saputo rendere eterno l’effimero.
In un’epoca di immagini veloci e dimenticabili, Mimmo Jodice ci ha insegnato che la fotografia è attesa, ascolto e rispetto del silenzio.









