James Senese, il grande sassofonista napoletano, è morto oggi all’età di 80 anni. È deceduto all’ospedale Cardarelli di Napoli, dove da fine settembre era ricoverato in terapia intensiva per una forma grave di polmonite che si è aggravata progressivamente.
Il musicista aveva da poco celebrato il suo ottantesimo compleanno e stava per dare alle stampe un nuovo album destinato a restare come testamento artistico — un ultimo dialogo con se stesso e con il suo pubblico.
Gli ultimi giorni: ricovero e complicanze
Secondo le notizie di stampa, Senese era stato ricoverato al Cardarelli intorno al 24 settembre con una polmonite severa. Le sue condizioni si sono progressivamente aggravate, nonostante i tentativi dei medici di stabilizzarlo. Era noto che lo stato di salute fosse già complesso: Senese si sottoponeva regolarmente a dialisi, fattore che ha probabilmente aggravato la sua resistenza alla polmonite.
I funerali sono stati fissati per giovedì 30 ottobre alle ore 12:00, nella chiesa della Madonna dell’Arco a Miano, quartiere che fu casa e radice per il musicista.
Una carriera tra note, fusioni e identità
James Senese — al secolo Gaetano Senese — era nato il 6 gennaio 1945 a Napoli da madre napoletana e padre afroamericano, un soldato statunitense di stanza in Italia dopo lo sbarco in Campania durante la Seconda guerra mondiale.
Fin da giovanissimo scelse il sax e si avvicinò alla musica jazz, al blues e al soul. Esordì negli anni ’60 con il gruppo Showmen, con il quale vinse il Cantagiro del 1968. In seguito, nel 1974, insieme a Franco Del Prete (ex batterista degli Showmen), fondò i Napoli Centrale, band che coniugava jazz-rock, funk e sonorità mediterranee, con testi in dialetto napoletano che raccontavano la vita quotidiana, le contraddizioni e le lotte sociali.
Negli anni, Senese collaborò con artisti di calibro nazionale e internazionale, partecipando anche alla band di Pino Daniele nei suoi esordi, contribuendo a definire il movimento del Neapolitan Power.
Anche dalle sue parole emergeva la forza del legame con Napoli e la musica come forma di racconto e resistenza, un messaggio che rivendicava la complessità di una città “nera a metà”.
Il lascito artistico e umano
Il nuovo album a cui stava lavorando doveva essere un bilancio, un compendio del suo stile, delle sue aspirazioni, delle sue radici. Un testamento musicale che ora assume un valore simbolico: un dialogo lasciato alle sue note.
Senese non è stato solo un musicista, ma anche una voce politica e culturale: ha dato dignità al dialetto, alle storie delle periferie, alle identità ibride. Le sue melodie e i suoi assoli parlavano di vita, del Sud, della differenza, della memoria.
Molti colleghi e amici hanno già espresso il loro dolore e la gratitudine, il primo annuncio è stato dato da Enzo Avitabile sui social:
“Non bastano parole per un dolore così grande ma solo un grazie! Grazie per il tuo talento, la dedizione, la passione e la ricerca. Sei stato un esempio di musica e di vita. Un amico per fratello, un fratello per amico. Per sempre.”
La città di Napoli, sua eterna musa e compagna, si prepara ad accogliere l’ultimo saluto al “sax che parlava napoletano”.










