È morto in carcere per tubercolosi Alhagie Konte , un detenuto gambiano di 27 anni recluso presso il reparto Salerno del carcere di Poggioreale. La sua scomparsa — avvenuta lo scorso 10 ottobre presso l’ospedale Cotugno — ha sollevato un acceso dibattito sulla responsabilità dell’amministrazione penitenziaria e sul diritto alla salute dei detenuti.
Il percorso del ricovero e le condizioni cliniche
Konte era entrato nel carcere di Poggioreale nell’ottobre 2024, condannato per reati legati al piccolo spaccio. Nei mesi precedenti alla morte, compagni di cella riferivano che soffriva da tempo: dolori al petto, tosse persistente e, in alcune occasioni, perdita di sangue dalla bocca.
Il 30 settembre 2025 è stato infine trasferito al Cardarelli in condizioni preoccupanti, e il 3 ottobre è stato portato al Cotugno, struttura specializzata in malattie infettive. È deceduto il 10 ottobre per una forma grave di tubercolosi diagnostica tardiva.
A destare sospetti è il fatto che, secondo testimonianze e denunce, nel corso dell’estate il giovane fosse sottoposto a un periodo di isolamento di circa un mese, al termine del quale le sue condizioni fisiche sarebbero peggiorate visibilmente. Inoltre, alcuni attivisti sostengono che richieste di assistenza sanitaria già dal 27 luglio non avrebbero avuto riscontro tempestivo, e che solo verso la fine di settembre le sue richieste sarebbero state accolte.
La Procura di Napoli ha avviato un’inchiesta per stabilire eventuali omissioni o negligenze da parte del personale sanitario o interno al carcere e ha disposto il sequestro delle cartelle cliniche relative ai ricoveri di Konte per gli accertamenti necessari.
Proteste, presidi e mobilitazioni
Il caso ha catalizzato l’attenzione delle associazioni per i diritti civili, delle comunità dei migranti e della società civile. Il Movimento Migranti e Rifugiati di Napoli, insieme a Ex OPG Je So’ Pazzo, Mediterranea Saving Humans e altre realtà, ha indetto un presidio (circa 700 persone) fuori dal carcere di Poggioreale per chiedere verità e giustizia.
Durante la manifestazione, i deputati del M5S Dario Carotenuto e Marianna Ricciardi hanno effettuato un’ispezione nel carcere, visitando la cella del detenuto e chiedendo l’accesso alle documentazioni relative al suo trattamento. Essi denunciano che le condizioni di vita all’interno dell’istituto penitenziario siano drammatiche e inadeguate alle esigenze sanitarie di chi vi soggiorna.
La ASGI (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione) ha diffuso una nota in cui definisce la morte di Konte come una violazione del diritto alla salute, aggravata da condizioni di sovraffollamento, degrado igienico e gestione carente dell’assistenza medica in carcere.
Le questioni che restano aperte
Diagnosi tardiva: il ritardo nella valutazione dei sintomi potrebbe avere compromesso ogni possibile intervento preventivo.
Accesso alle cure: si dovrà accertare se Konte abbia avuto accesso tempestivo a esami, visite specialistiche o trasferimenti ospedalieri quando la situazione si è aggravata.
Responsabilità istituzionali: è al vaglio se vi siano responsabilità del personale sanitario carcerario o della direzione penitenziaria.
Comunicazioni con i familiari: alcuni attivisti sostengono che la morte non sia stata comunicata con tempestività ai familiari e ai soggetti che lo assistevano.
La morte di Alhagie Konte rappresenta l’ennesimo dramma nella lunga serie di vittime che, dentro le mura carcerarie, non riescono a difendere il proprio diritto alla salute. In un Paese che vanta principi costituzionali di tutela del paziente e della persona detenuta, questa vicenda esige risposte chiare: su come viene gestita l’assistenza sanitaria carceraria, sulla trasparenza dei processi e sull’accountability delle istituzioni.









