“In Campania gli impresentabili sono tutti a destra”. Con queste parole, il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha voluto tracciare una linea netta tra il campo progressista guidato da Roberto Fico e l’area di centrodestra, rivendicando legalità, etica e rigore come principi distintivi della coalizione.
Eppure, proprio in queste ore, la realtà politica campana racconta una storia ben più complessa — e contraddittoria.
Al centro della polemica c’è Sabino De Micco, consigliere della VI Municipalità di Napoli, già coinvolto in un’inchiesta per voto di scambio politico-mafioso in occasione delle elezioni amministrative del comune di Cercola nel 2023. De Micco, ex esponente di Fratelli d’Italia, ha recentemente annunciato il suo sostegno a Mauro Scarpitti, candidato della lista “Noi di Centro – Noi Sud” promossa da Clemente Mastella, lista che appoggia apertamente Roberto Fico, candidato presidente del centrosinistra.
Sui manifesti elettorali di Scarpitti compare la dicitura “CAF”, lo stesso soprannome utilizzato da Giusy De Micco, sorella di Sabino, durante la sua campagna elettorale a Cercola, a sua volta finita nel mirino della magistratura. Una scelta che non è passata inosservata, vista la rete di CAF riconducibili allo stesso De Micco e il peso che tali strutture esercitano nei quartieri popolari napoletani.
Dopo le polemiche, De Micco ha diffuso un comunicato in cui annunciava il ritiro del suo appoggio al candidato Scarpitti, parlando di una “scelta di coerenza” e lamentando “strumentalizzazioni mediatiche”.
Come si concilia il sostegno, anche solo iniziale, di una figura come Sabino De Micco a un candidato che fa parte della coalizione di centrosinistra guidata da Fico, con la narrazione di Conte sugli “impresentabili tutti a destra”?
Il messaggio politico del leader del M5S, che pone la legalità come confine morale tra schieramenti, appare vacillante di fronte a un episodio che coinvolge — indirettamente ma inequivocabilmente — la stessa area politica che sostiene la candidatura di Fico.
E se Fico ha dichiarato: “Abbiamo alzato muri quando era giusto alzarli”, il caso De Micco dimostra che quei muri non sempre sono stati così alti e tempestivi. Al contrario, la permeabilità tra ambienti e alleanze elettorali sembra confermare che il confine tra “etica” e “opportunismo” resta, anche in questa campagna, sorprendentemente labile.










