Un’emergenza silenziosa, ma sempre più preoccupante, sta mettendo in allerta ospedali e centri antiveleni in tutta Europa: le intossicazioni da Amanita phalloides, il cosiddetto “fungo della morte”. I dati raccolti tra il 2013 e il 2023 parlano chiaro: oltre 4mila casi segnalati, con l’Italia tra i Paesi più colpiti. E le statistiche mostrano un trend in crescita nell’ultimo quinquennio.
Secondo gli esperti, la reale portata del problema è molto più ampia. Non tutti i casi di avvelenamento arrivano infatti all’attenzione delle strutture sanitarie, e spesso le diagnosi sono difficili, soprattutto nelle prime ore. “Molti pazienti si presentano in ospedale quando ormai i sintomi sono avanzati, rendendo complesso il trattamento. Questo significa che i numeri ufficiali sono soltanto la punta dell’iceberg”, spiegano i tossicologi.
L’Amanita phalloides è uno dei funghi più velenosi al mondo: bastano pochi grammi per provocare danni irreversibili al fegato e, nei casi più gravi, la morte. Il problema è che il fungo può essere facilmente confuso con specie commestibili molto comuni, come i chiodini o le russule. I sintomi – nausea, vomito, dolori addominali – compaiono solo diverse ore dopo l’ingestione, quando le tossine hanno già iniziato a colpire gli organi interni.
Complice la tradizione della raccolta amatoriale, l’Italia è uno dei Paesi maggiormente esposti. In regioni come Toscana, Emilia-Romagna, Lombardia e Campania si registrano ogni anno decine di ricoveri legati al consumo di funghi velenosi. Nonostante le campagne di sensibilizzazione, molti raccoglitori si affidano ancora al “fai da te”, senza rivolgersi agli ispettorati micologici delle ASL.
Gli ospedali italiani ed europei hanno lanciato un allarme: serve più informazione e prevenzione. In alcuni centri si sperimenta il trapianto di fegato come ultima possibilità di salvezza per i casi più gravi, ma le possibilità di sopravvivenza dipendono dalla rapidità con cui il paziente riceve assistenza.
Gli esperti ribadiscono l’importanza di non consumare mai funghi raccolti senza la certezza assoluta della loro commestibilità. In Italia esistono servizi gratuiti di controllo micologico presso le ASL, dove i raccoglitori possono far verificare i funghi prima di portarli in tavola.
La stagione autunnale, periodo di raccolta per eccellenza, è anche quella che registra il picco di intossicazioni. Per questo le autorità sanitarie invitano alla massima prudenza. Come ricordano i micologi: “Un solo errore può costare la vita”.











