Michele Noschese, 35enne napoletano, noto come DJ Godzi, è morto nella sua abitazione a Ibiza durante una festa privata. La Guardia Civil era intervenuta dopo segnalazioni per schiamazzi. Per le autorità spagnole, si è trattato di un arresto cardiaco legato all’assunzione di droga, non sarebbe stato trovato alcun segno di violenza sul corpo.
Tuttavia, la famiglia e amici ribattono che Michele fu ammanettato e picchiato dagli agenti, portato via in braccio e mai trasferito a un ospedale, ma direttamente al deposito mortuario. Il padre ha presentato denuncia per omicidio volontario, in attesa del responso dell’indagine spagnola e di quella della procura di Napoli .
Una perizia medico-legale indipendente, effettuata su richiesta della famiglia, ha evidenziato fratture in 7 costole e nelle clavicole, in netto contrasto con la prima autopsia ufficiale. La famiglia ha disposto una TAC total body e una risonanza magnetica cerebrale, con periti da loro nominati.
La vicenda resta ancora avvolta in un fitto mistero: da un lato la versione ufficiale che ricostruisce un decesso conseguente a un consumo acuto di stupefacenti, dall’altro il quadro presentato dalla famiglia — sostenuto da testimonianze e perizie — che descrive un possibile abuso di forza da parte delle forze di polizia.
La Giustizia spagnola ha autorizzato la repatriazione del corpo di Michele Noschese a Napoli, con una cerimonia prevista inizialmente a Roma. La famiglia procederà alla cremazione, una volta completati tutti i passaggi amministrativi e sanitari.
Il padre di Michele ha denunciato formalmente la Guardia Civil per omicidio volontario, sostenendo che suo figlio sarebbe stato picchiato dagli agenti, portato via in braccio e trasportato direttamente al deposito mortuario, senza cure mediche.
Le autorità spagnole ribadiscono che Michele sarebbe morto a causa di un arresto cardiaco, dovuto a convulsioni legate all’uso di droga, esclusa ogni responsabilità dei poliziotti, che avrebbero agito in presenza di pericolo e visibilmente “in stato di alterazione”.
Testimoni, tra cui il coinquilino Raffaele Rocco, affermano che Michele era stato ammanettato a mani e piedi, ansimava e gridava prima di morire.
Un’altra testimone descrive scene concitate in cui Michele inseguiva una ragazza sul balcone, poi avrebbe aggredito un vicino anziano con un coltello, e la polizia intervenne tempestivamente.
Nella giornata di giovedì 31 luglio è stato ascoltato dalla Squadra Mobile di Napoli in questura, Giuseppe Noschese, il padre di Michele Noschese.
Il padre di Dj Godzyi, medico in pensione, è stato ascoltato su delega della Procura di Roma che ha attivato il procedimento sulla vicenda del dj partenopeo. Secondo quanto si è appreso agli investigatori ha ripetuto le dichiarazioni rese sull’isola dove risiedeva il figlio che ora sono state formalmente acquisite e che confluiranno nel fascicolo aperto dagli inquirenti capitolini, competenti quando si tratta di fare luce sui presunti delitti riguardanti i cittadini italiani all’estero.
“Non entro nel merito di quello che è successo, ma in Italia se una persona è in forte stato di agitazione, è dispnoico, cioè ha una insufficienza respiratoria, si chiama un servizio di assistenza sanitaria e non si chiede invece l’intervento della polizia”. Ha dichiarato ai media, all’uscita dalla Questura di Napoli, Giuseppe Noschese che ha risposto alle domande dei giornalisti.
La salma di Michele, ha detto, dovrebbe arrivare nel corso della mattinata di venerdì 1° luglio a Fiumicino: “Come famiglia non vogliamo vendetta ma giustizia – ha ripetuto ai cronisti -. Michele era un ragazzo che aveva realizzato il sogno della sua vita, si era realizzato come dj e producer a livello mondiale, tante discoteche dopo la sua morte hanno trasmesso le sue tracce, ci sono state manifestazioni importanti di suoi fans qui a Napoli ma anche a Ibiza e a Miami dove sono stati esposti display luminosi. Aveva raggiunto una notorietà che sinceramente anche noi, come famiglia, ignoravamo”.
“Il nostro obiettivo ora è riportarlo a Napoli e di cremare il corpo – ha affermato – dopo che la madre e il fratello più piccolo l’avranno visto”. A chi gli ha chiesto se intende far eseguire una seconda autopsia, Noschese ha replicato che è già stato abbastanza “lo strazio cui è stato finora sottoposto: c’è stata questa integrazione di accertamenti e ora siamo in attesa di avere il riscontro ufficiale, poi vedremo il da farsi”. Gli esami ulteriori, dei cui esiti Noschese dice di “non avere contezza”, “sono stati eseguiti in Spagna, in una struttura privata che utilizza server internazionali per le refertazioni. Sono abbastanza sicuro che saranno idonee per poterle definire tali”.