Si è spento a soli 27 anni Thiago Elar, noto tiktoker originario della provincia di Bergamo, seguito da quasi 150 mila persone. Dietro quel sorriso fragile e autentico, c’era una storia di dolore, coraggio e lotta contro il disagio psicologico. Una voce che ha rotto il silenzio sulle fragilità invisibili di una generazione intera.
Thiago El Arbaoui, nato Lisa il 20 dicembre 1997, aveva scelto di intraprendere un percorso di transizione con il nome che sentiva davvero suo: Thiago. Non era solo un nome, ma un grido di libertà, di identità, di affermazione. Attraverso TikTok, aveva iniziato a raccontare la sua storia, parlando apertamente di transizione, disturbi alimentari, salute mentale e dei numerosi ricoveri in cliniche psichiatriche.
In un mondo dove tutto si filtra, Thiago era crudo e sincero. I suoi video – spesso girati da letti d’ospedale o centri di cura – trasmettevano una verità che non lasciava indifferenti. “Sono ancora qui”, diceva in uno degli ultimi, “domani ho appuntamento col medico che mi manderà in un posto migliore”.
Thiago è morto lunedì 21 luglio all’ospedale di Treviglio. Da tempo lottava con gravi problemi psicologici, e la sua salute era ormai molto compromessa. La famiglia ha annunciato la notizia con un necrologio semplice e commosso: “Hai lottato tanto, ora vola in cielo tra gli angeli”.
La comunità che lo seguiva sui social si è stretta in un grande abbraccio virtuale. I messaggi di affetto, cordoglio e dolore si moltiplicano: “Non eri solo un influencer, eri la voce di chi non riesce a farsi sentire”. In tanti lo ricordano come “un’anima buona”, “un esempio di forza nonostante tutto”, “uno che metteva a nudo la verità”.
Thiago Elar non era un semplice “creatore di contenuti”. Era un testimone. Il suo racconto ha aperto squarci su temi ancora troppo taciuti: salute mentale, identità di genere, isolamento giovanile. In un’epoca dove l’apparenza è tutto, lui ha scelto la verità, anche quando faceva male.