Nel corso di uno dei procedimenti pendenti a carico di Alberto Genovese, il giudice ha stabilito che il rapporto sessuale oggetto dell’accusa non configurava il reato di violenza, in quanto avvenuto con il consenso della donna. La decisione di assoluzione è stata emessa a luglio e motivata nelle settimane successive, escludendo la presenza di costrizione o incapacità della denunciante.
Secondo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano, la vicenda risale al 2020, quando una giovane avrebbe inizialmente dichiarato che tra lei e Alberto Genovese non vi fu violenza. Successivamente, in una trasmissione televisiva, ha modificato la sua versione, sostenendo di essere stata drogata e stuprata.
Le motivazioni depositate dal giudice evidenziano una strategia ritenuta “ben pianificata” e finalizzata a ottenere vantaggi economici sfruttando la visibilità del caso. Il magistrato ha descritto la denuncia come una potenziale calunnia, sottolineando che la denunciata avrebbe partecipato volontariamente al rapporto, persino in contesti definiti “estremi”, e che l’assunzione di sostanze sarebbe stata autonomamente decisa da lei.
In seguito all’assoluzione, gli inquirenti – tra cui i pm Rosaria Stagnaro, Paolo Filippini e Letizia Mannella – procederanno a valutare un’eventuale inchiesta per calunnia nei confronti della donna.
È importante ricordare che questa sentenza riguarda solamente questo capo d’imputazione: Alberto Genovese resta già condannato in via definitiva per altri fatti di violenza sessuale.