Si aprirà il prossimo 6 novembre il processo d’appello per Francesco Pio Valda, il 21enne condannato all’ergastolo per l’omicidio di Francesco Pio Maimone, il giovane pizzaiolo di appena 18 anni ucciso nella notte tra il 19 e il 20 marzo 2023 sul lungomare di Mergellina. Una morte maturata nell’ambito di una banale lite – alla quale la vittima era estranea – legata a una scarpa macchiata, che ha scosso l’intera città.
Era una tranquilla domenica di fine inverno quando, in pochi attimi, la spensieratezza della movida partenopea si è trasformata in tragedia. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Valda, rampollo di una nota famiglia camorristica di Barra, avrebbe estratto una pistola e aperto il fuoco tra la folla dopo una lite scoppiata per motivi futili. Uno dei proiettili ha colpito mortalmente Francesco Pio Maimone, ragazzo perbene e del tutto estraneo al diverbio. Un proiettile a bruciapelo che non ha lasciato scampo all’aspirante pizzaiolo che è spirato nel giro di pochi istanti tra le braccia del suo migliore amico.
Il Tribunale di Napoli ha condannato Valda al carcere a vita, riconoscendolo pienamente responsabile dell’omicidio. Alla sbarra anche alcuni suoi familiari e conoscenti, accusati a vario titolo di favoreggiamento e omissione di soccorso: tra loro la cugina Alessandra Clemente, la nonna Giuseppina Niglio, Salvatore Mancini e Pasquale Saiz, tutti condannati a pene comprese tra i 2 e i 4 anni di reclusione.
A distanza di due anni, la vicenda giudiziaria entra ora nel vivo della fase d’appello. Il 6 novembre si aprirà la prima udienza presso la Corte d’Assise d’Appello di Napoli. Valda, detenuto da oltre due anni, spera in una riduzione della pena, sostenendo di non aver avuto intenzione di uccidere e di aver sparato in aria per paura. Ma l’accusa è decisa a chiedere la conferma della pena massima.
Anche i familiari e amici coinvolti nella vicenda saranno giudicati in secondo grado.
Un altro elemento che potrebbe influenzare l’esito dell’appello è la presunta matrice mafiosa del delitto. In un procedimento parallelo, Rocco Sorrentino, ritenuto custode dell’arma usata da Valda, è stato condannato in via definitiva a 4 anni con l’aggravante della metodologia mafiosa. Se tale aggravante fosse confermata anche per Valda, il suo quadro giudiziario potrebbe ulteriormente aggravarsi.
Quello di novembre non sarà solo un processo tecnico, ma un banco di prova per la giustizia napoletana. La morte di Francesco Pio Maimone ha rappresentato uno spartiacque: la vittima, lontana da ambienti criminali, è divenuta il simbolo di una gioventù che paga il prezzo più alto per l’arroganza e l’illegalità altrui.