A Rocca di Papa, nei Castelli Romani, Guglielmo Palozzi, 61 anni, ha sparato e ucciso Franco Lollobrigida, 35 anni, l’uomo ritenuto responsabile della morte di suo figlio Giuliano.
L’omicidio in pieno centro, davanti alla fermata dei bus in via Roma, sotto gli occhi attoniti dei passanti.
Il dramma affonda le radici nel gennaio 2020, quando Giuliano Palozzi, all’epoca 34enne, venne aggredito violentemente da Lollobrigida durante una lite per un presunto debito di 25 euro. Giuliano finì in coma e morì sei mesi dopo.
Per quell’aggressione, Lollobrigida era stato inizialmente assolto in primo grado, ma condannato in appello nel 2024 a 10 anni per omicidio preterintenzionale. Tuttavia, l’uomo aveva scontato solo una parte della pena in detenzione domiciliare ed era tornato libero da alcuni mesi.
Franco Lollobrigida stava attraversando piazza della Repubblica, accanto ai giardini pubblici, quando Guglielmo Palozzi gli si è avvicinato e gli ha sparato un colpo alla schiena con una pistola regolarmente detenuta. Lollobrigida è caduto a terra, morendo poco dopo, nonostante il tentativo di soccorso con l’eliambulanza.
Secondo le prime testimonianze, Palozzi ha agito con freddezza e determinazione. Dopo aver sparato, si è disfatto dell’arma nei pressi della piazza ma è stato bloccato poco dopo dai carabinieri. Ora si trova in stato di arresto con l’accusa di omicidio volontario.
Il gesto ha diviso l’opinione pubblica. C’è chi condanna l’atto come giustizia fai-da-te e chi, invece, esprime comprensione per un padre rimasto schiacciato dal dolore e da una giustizia percepita come incompleta.
La vicenda ha riacceso un dibattito delicatissimo: può la vendetta personale diventare la risposta a una giustizia che non soddisfa? Molti, soprattutto sui social, hanno espresso solidarietà al padre, definendolo “un uomo che ha fatto ciò che lo Stato non ha saputo fare”. Ma altre voci, tra magistrati e avvocati, mettono in guardia dal rischio di legittimare la violenza individuale come forma di giustizia.La Procura di Velletri ha aperto un’inchiesta per omicidio volontario. Gli inquirenti stanno verificando se il gesto fosse premeditato o frutto di un impulso improvviso. Saranno analizzati i tabulati telefonici, le telecamere della zona e le dichiarazioni del sospettato.