Dramma questa mattina, venerdì 27 giugno, nel parcheggio del carcere di Secondigliano, dove un agente della polizia penitenziaria di 59 anni si è tolto la vita sparandosi con la pistola di ordinanza. Il suicidio è avvenuto pochi istanti prima dell’ingresso in servizio, previsto per le ore 12.
L’uomo, prossimo alla pensione, lascia la moglie e due figli. Era stimato dai colleghi e apprezzato per la sua serietà professionale.
Secondo le prime ricostruzioni, l’agente si sarebbe presentato regolarmente al parcheggio interno dell’istituto e, senza preavviso, avrebbe utilizzato l’arma d’ordinanza per togliersi la vita. Il gesto si è consumato intorno a mezzogiorno, poco prima dell’inizio del turno lavorativo.
Il sindacato USPP (Unione Sindacati Polizia Penitenziaria), con la voce del presidente Giuseppe Moretti e del segretario regionale Ciro Auricchio, ha espresso profondo cordoglio: “Siamo addolorati per questa tragedia. Non conosciamo ancora i motivi del gesto. Era molto apprezzato dai colleghi e dai superiori per la sua abnegazione al lavoro… Non riusciamo a spiegarci come un collega che stava per andare in pensione possa avere commesso un gesto simile”.
Il sindacato autonomo SAPPE, con le parole di Donato Capece, ha voluto porre l’attenzione sulle pressioni quotidiane vissute dagli agenti: “Turni estenuanti, stress continuo, carichi emotivi enormi… spesso i poliziotti penitenziari sono lasciati abbandonati a loro stessi… servono misure di supporto concrete”.
Secondo dati riportati, si tratterebbe del terzo suicidio tra il personale della polizia penitenziaria dall’inizio del 2025. La situazione all’interno delle carceri è definita come “al collasso”: con migliaia di posti detentivi in esubero, personale carente, straordinari non pagati o sottopagati e turni accentuati, le condizioni di lavoro sono giudicate estremamente stressanti.
Il segretario UILPA De Fazio ha denunciato: “Con 16 mila detenuti in eccesso e 18 mila agenti mancanti… i carichi di lavoro sono diventati intollerabili… il paradosso del lavoro straordinario quasi gratuito… Servono misure di prevenzione strutturali”.
Le autorità competenti stanno conducendo accertamenti per ricostruire le ragioni che hanno portato all’estremo gesto. Al momento non emergono motivazioni personali o professionali concrete, sebbene il contesto lavorativo resti sotto osservazione.
I sindacati e le organizzazioni professionali chiedono con forza l’attivazione di servizi psicologici strutturati, formazione e un reale miglioramento delle condizioni lavorative per prevenire eventi analoghi.
Cresce la richiesta di interventi urgenti per la tutela della salute mentale del personale penitenziario: servizi di ascolto, ore destinate al recupero psico-fisico, e una revisione delle condizioni contrattuali diventano essenziali per evitare che tragedie simili si ripetano.