Un dramma spesso ignorato emerge dal cuore del sistema penitenziario italiano: quello delle madri detenute insieme ai loro figli. Lo ha denunciato oggi Samuele Ciambriello, garante regionale dei detenuti in Campania, al termine di una visita all’Icam di Lauro, istituto di custodia attenuata per mamme con bambini.
Nel carcere attualmente accolgono quattro donne, tra cui una all’ottavo mese di gravidanza, con un parto previsto per metà luglio. Con loro ci sono già tre piccole: di 13 mesi, 18 mesi e 3 anni, mentre un’altra madre arriverà a breve con un neonato.
“Bambine e nascituro senza colpe”, sottolinea con forza Ciambriello, evidenziando l’enorme contraddizione tra affetto materno e angoscia carceraria.
L’Icam di Lauro, chiuso a fine febbraio 2025 per trasferire alcune detenute al Nord (Milano, Venezia), è stato riaperto alla fine di maggio, incredibilmente senza alcun decreto formale del Ministero della Giustizia. Il garante ammette: “Resta quindi un mistero doloroso capire chi, perché e quanti hanno deciso la chiusura”.
Nella sua dichiarazione, Ciambriello ha lanciato un accorato richiamo: “Nel nostro mondo caotico, dove la giustizia deve bilanciare pene e redenzione, dobbiamo ricordarci che dietro ogni sentenza ci sono vite che si intrecciano in un destino comune. È un appello vibrante alla nostra compassione e al valore incommensurabile di ogni legame materno”.
L’Icam di Lauro – fortemente penalizzato dalla chiusura improvvisa – era l’unica struttura del Sud. Il suo ritorno in funzione non basta: il dibattito si concentra sull’importanza di garanzie concrete per le madri detenute, la tutela della genitorialità e l’adozione di misure alternative alla detenzione per proteggere i minori.