Durante la cerimonia di conferimento della laurea honoris causa all’Università di Manchester, Pep Guardiola, allenatore del Manchester City, ha lasciato un segno profondo con un discorso appassionato sulla crisi umanitaria nella Striscia di Gaza.
Guardiola ha dichiarato che “fa così male ciò che vediamo a Gaza… mi fa male tutto il corpo”, sottolineando che non si tratta di una questione ideologica, ma di amore per la vita e cura del prossimo. Ha descritto scene strazianti: bambini di soli quattro anni uccisi da bombe, ospedali ridotti a luoghi di morte.
L’allenatore ha lanciato un ammonimento forte: se restiamo indifferenti oggi, domani potremmo essere noi a trovarci nella stessa situazione. Ogni mattina, svegliandosi vicino ai suoi figli, si sente “così spaventato” pensando a quei bambini innocenti.
Nel discorso, Guardiola ha citato l’epica breve parabola del piccolo uccellino che porta goccia dopo goccia d’acqua per spegnere un incendio, non perché possa vincere da solo, ma perché rifiuta di non fare nulla. Ha ricordato che il potere individuale non si misura dalla scala, ma dalle scelte: “showing up”, presentarsi e non restare in silenzio quando conta.
La laurea honoris causa è stata conferita da Nazir Afzal, cancelliere dell’ateneo, per il contributo di Guardiola alla città e alla comunità.
Il conflitto tra Israele e Hamas, iniziato nell’ottobre 2023, ha causato migliaia di vittime civili e un’enorme crisi umanitaria, con una fragile tregua nel gennaio 2025 che non ha portato a una pace stabile.
Il discorso ha fatto rapidamente il giro del web, sollevando un ampio dibattito sui social e sulla stampa internazionale.
Guardiola è da sempre conosciuto per la sua integrità. Pronunce di questo tipo da parte di figure del mondo dello sport hanno un impatto mediatico enorme e riescono a sensibilizzare un pubblico globale. Il tono delle sue parole non è politico o ideologico, ma un richiamo alla compassione universale.
Le sue parole risuonano come un invito urgente a non ignorare il dolore degli altri, perché quel dolore, un giorno, potrebbe essere il nostro.