Un grave episodio ha scosso l’opinione pubblica italiana: un docente campano, dipendente del Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM), ha pubblicato su Facebook un post in cui augurava alla figlia di sette anni della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, “la sorte della ragazza di Afragola”, riferendosi al tragico femminicidio di Martina Carbonaro, una 14enne uccisa dal suo ex fidanzato . Il post è stato diffuso sui social dal capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Galeazzo Bignami.
La premier Meloni ha reagito con fermezza, definendo l’accaduto “qualcosa di più oscuro, che racconta un clima malato, un odio ideologico, in cui tutto sembra lecito, anche augurare la morte a un figlio per colpire un genitore” . Ha inoltre sottolineato la necessità di unire le forze politiche contro questo clima violento.
Il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha annunciato l’avvio di verifiche per identificare l’autore del post, promettendo provvedimenti esemplari e sottolineando che “nessuna tolleranza verso la violenza” sarà accettata.
La condanna è stata unanime e trasversale: esponenti di maggioranza e opposizione hanno espresso solidarietà alla premier e alla sua famiglia. La sorella di Giorgia Meloni, Arianna, ha definito l’episodio una “ignobile barbarie”.
Purtroppo, episodi simili si sono verificati anche nei confronti delle figlie del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, oggetto di minacce sui social.
Questo episodio evidenzia un preoccupante clima di odio e violenza verbale che travalica i confini del confronto politico, coinvolgendo anche minori. È fondamentale che le istituzioni e la società civile reagiscano con fermezza per ristabilire un dialogo rispettoso e civile.