La direttrice di Napolitan.it, Luciana Esposito, giornalista da anni impegnata a far luce sulle dinamiche camorristiche della periferia orientale di Napoli con un focus particolare sul quartiere Ponticelli, nei giorni scorsi ha divulgato una denuncia pubblica sui social, dopo il furto della sua auto che la costringe agli arresti domiciliari di fatto.
In attesa che le indagini in corso accertino se si sia trattato di un “normale” furto di auto o di un’azione dimostrativa a scopo intimidatorio, la giornalista più volte oggetto di minacce da parte degli esponenti della criminalità locale, preferisce adottare una condotta cauta, limitando i suoi spostamenti al minimo indispensabile. “Sono agli arresti domiciliari forzati”, dice. E non per decisione di un giudice, ma per l’assenza di tutele e risposte.
La domanda che aleggia è una sola: si è trattato di un comune furto oppure di un atto mirato a lanciare un messaggio ben preciso? Nei giorni successivi allo spiacevole episodio, alla redazione di Napolitan sono pervenute numerose segnalazioni da parte degli abitanti del quartiere che riferivano di aver udito alcuni soggetti legati ai clan operanti sul territorio vantarsi dell’azione, precisando che si sarebbe trattata di un’azione finalizzata a lanciare un messaggio preciso: “non ci basta che hai smesso di occuparti della camorra di Ponticelli, devi andare via da Napoli”.
Lo scorso gennaio, alla luce di un clima di crescente tensione che si stava delineando tra le strade di Ponticelli e soprattutto intorno al suo lavoro, la direttrice di Napolitan aveva pubblicato un video sui social network in cui annunciava la sua intenzione di smettere di occuparsi della cronaca locale. Ciononostante ha continuato a ricevere minacce.
Non è un mistero ormai che la giornalista negli ultimi tempi aveva avuto accesso a una corposa quantità di informazioni importanti, consegnate da Giovanni Braccia, figura di spicco della malavita locale che aveva manifestato la volontà di prendere le distanze dagli ambienti criminali per poi collaborare con la giustizia in seguito al suo arresto, avvenuto lo scorso 3 ottobre.
Il video-denuncia, condiviso con tono fermo ma carico di amarezza, ha suscitato un’ondata di solidarietà online. Tantissimi utenti si sono espressi a sostegno della giornalista, sollevando interrogativi sulla sicurezza di chi fa informazione libera in zone ad alta densità criminale.
In attesa che le indagini dei carabinieri della tenenza di Cercola giungano a un epilogo, Luciana resta chiusa in casa. Non per scelta. Non per condanna. Ma perché la sua auto è sparita, e con essa – almeno per ora – non solo la possibilità di svolgere il suo lavoro, ma anche di vivere una vita normale.