Salvatore Calvaruso, 19 anni, originario del quartiere Zen di Palermo, è l’autore della sparatoria avvenuta la notte tra il 26 e il 27 aprile a Monreale, in provincia di Palermo, che ha causato la morte di tre giovani e il ferimento di altri due.
Secondo le ricostruzioni, la tragedia è scaturita da una lite tra due gruppi di giovani: uno proveniente da Monreale e l’altro dal quartiere Zen di Palermo. La discussione, inizialmente verbale, è degenerata in una rissa violenta, durante la quale Calvaruso avrebbe estratto una pistola e aperto il fuoco, uccidendo tre persone e ferendone altre due. Le indagini hanno rivelato che sono stati esplosi almeno 18 colpi, suggerendo l’uso di due armi da fuoco.
Calvaruso è stato arrestato e ha confessato l’omicidio, dichiarando di aver agito in difesa personale. Durante l’interrogatorio, ha chiesto perdono alle famiglie delle vittime e ha espresso il suo rimorso per quanto accaduto. Le autorità stanno proseguendo le indagini per identificare eventuali complici e chiarire ulteriormente la dinamica dell’incidente.
“Ho reagito sparando dopo essere stato aggredito. Mi dispiace, chiedo perdono”, ha detto Calvaruso rendendo dichiarazioni spontanee davanti al gip del tribunale di Palermo, Ivana Vassallo. Il giovane sostiene di essere stato aggredito da “un gruppo di giovani della zona” mentre era davanti al bar 365 in via D’Acquisto dopo un diverbio sfociato in una rissa. A quel punto avrebbe impugnato la pistola e fatto fuoco. Andrea Miceli, Salvo Turdo e Massimo Pirozzo sono stati colpiti a morte.
Il minorenne avrebbe pianto spesso durante le dichiarazioni spontanee. Il gip non ha potuto fare domande perché Calvaruso si è avvalso della facoltà di non rispondere. Sembra ormai chiaro che la sparatoria è scattata come “secondo tempo” di una rissa. Calvaruso non sarebbe stato il solo a sparare e le indagini sono ancora in corso.
La ricostruzione di cosa è accaduto a Monreale è anche in un messaggio audio che circola su WhatsApp e TikTok. A parlare è qualcuno che era presente in strada. C’è il racconto del rimprovero che le vittime rivolgono a un gruppetto di palermitani per come guidano e che scatena la rissa finita poi tragicamente. Un racconto minuto per minuto. “Salvo, che era testa calda, gli ha detto attento che ci sono anche i bambini”, dice il testimone parlando di Turdo che rimprovera Calvaruso. “Chiedigli scusa che ci stiamo divertendo tutti”, dice un altro. All’improvviso arriva un colpo di casco. Ed è iniziata la rissa. “Erano con i volti insanguinati, solo due che avevano il casco avevano ferite solo al volto, gli altri in testa e in faccia – racconta il ragazzo – Alla fine i palermitani sono tornati e hanno preso “i ferri” (le pistole in siciliano) e hanno iniziato a sparare. Lo capisci che poteva sparare anche a me. Salvo mi è morto tra le braccia, aveva una ferita al collo mi chiedeva aiuto e io non sapevo cosa fare”.