La tragica vicenda di Viktoriia Roshchyna, giornalista ucraina di 27 anni, ha scosso profondamente la comunità internazionale. Nota per il suo coraggioso lavoro nelle zone occupate dai russi, Roshchyna è stata catturata nel luglio 2023 mentre indagava su crimini di guerra nei pressi della centrale nucleare di Zaporizhzhia.
Dopo mesi di detenzione senza accuse formali né accesso a un avvocato, il suo corpo è stato restituito all’Ucraina nel febbraio 2025 durante uno scambio di prigionieri. Le autorità russe avevano etichettato i suoi resti come quelli di un “uomo non identificato”, ma l’analisi del DNA ha confermato l’identità della giornalista.
L’autopsia ha rivelato segni evidenti di torture: ustioni compatibili con scosse elettriche, ematomi, una costola rotta e l’osso ioide fratturato, indicativo di possibile strangolamento. Inoltre, mancavano il cervello, gli occhi e la laringe, rendendo difficile determinare la causa esatta della morte.
Durante la sua prigionia, Roshchyna è stata vista in condizioni critiche: ferite da taglio su tutto il corpo, peso ridotto a circa 30 kg e impossibilità di camminare autonomamente. Le è stato negato l’accesso a cure mediche adeguate.
Le autorità russe hanno negato qualsiasi coinvolgimento, affermando di non avere informazioni sulla sua detenzione. Tuttavia, il governo ucraino ha avviato un’indagine per crimini di guerra e omicidio premeditato, mentre organizzazioni internazionali come Reporters Without Borders e l’Unione Europea hanno chiesto un’inchiesta indipendente.
Viktoriia Roshchyna è stata insignita nel 2022 del premio “Courage in Journalism” per il suo impegno nel raccontare la verità sulle zone di conflitto. La sua morte rappresenta una grave violazione dei diritti umani e un attacco alla libertà di stampa.