Durante l’omaggio alla salma di Papa Francesco nella Basilica di San Pietro, un fenomeno ha sollevato un acceso dibattito: numerosi fedeli si sono scattati selfie accanto al feretro del Pontefice. Le immagini, diffuse rapidamente sui social media, mostrano persone in posa vicino alla bara, con il Papa vestito con mitra bianca, casula rossa e un rosario tra le mani.
Questo comportamento ha generato reazioni contrastanti. Mentre alcuni lo interpretano come un modo personale e spontaneo di esprimere devozione e partecipazione, molti altri lo considerano una mancanza di rispetto verso la solennità dell’occasione. Sui social network, numerosi utenti hanno espresso indignazione, definendo l’atto come “una gravissima mancanza di rispetto”.
Esperti in psicologia hanno analizzato il fenomeno, suggerendo che scattare selfie in momenti così intimi possa essere un meccanismo per affrontare il dolore e affermare la propria presenza in un evento storico. Daniela Villani, docente di psicologia della religione all’Università Cattolica di Milano, ha dichiarato: “Il selfie davanti alla bara serve a proteggersi dal dolore. È per dire ‘Io ci sono’ senza esserci davvero”.
Le autorità vaticane non hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali sull’accaduto, ma la diffusione di tali immagini ha sollevato interrogativi su come la tecnologia e i social media influenzino i comportamenti anche in contesti di profondo significato spirituale.
L’episodio si inserisce in un quadro più ampio in cui i social media modificano profondamente le modalità con cui le persone vivono e comunicano le proprie esperienze. Il bisogno di “esserci” online, di documentare ogni momento, si sovrappone spesso a spazi che una volta erano riservati al raccoglimento e alla riflessione.
Psicologi e sociologi concordano nel ritenere che i social abbiano contribuito alla nascita di una cultura della visibilità, in cui il valore di un’esperienza sembra misurarsi dalla sua condivisione pubblica. In questo senso, anche gesti che un tempo sarebbero apparsi inappropriati vengono oggi normalizzati dalla continua esposizione.
In un momento di lutto e riflessione, episodi come questi ci spingono a interrogarci sull’importanza del rispetto e della consapevolezza nei confronti delle tradizioni e delle emozioni collettive, e sulla necessità di ristabilire un equilibrio tra presenza reale e narrazione digitale.