Il 24 aprile 1974 nasceva a Petilia Policastro, in provincia di Crotone, Lea Garofalo. Una donna che avrebbe scritto con il suo sacrificio una delle pagine più dolorose, ma anche più luminose, della lotta contro la criminalità organizzata in Italia.
Lea è nata e cresciuta in un contesto difficile, all’interno di una famiglia legata alla ‘ndrangheta calabrese. Ma, a differenza di molti, Lea scelse la strada della ribellione. Dopo anni di violenze e soprusi vissuti anche nel contesto della sua relazione con Carlo Cosco, affiliato alla ‘ndrangheta, nel 2002 decise di collaborare con la giustizia, con l’obiettivo di costruire un futuro diverso per sé e per sua figlia Denise.
La sua testimonianza contribuì a svelare dinamiche interne e affari illeciti del clan Cosco, attivo tra la Calabria e Milano. Ma la sua scelta di giustizia ebbe un prezzo altissimo: isolamento, minacce, paura continua. Fino al 24 novembre 2009, quando venne brutalmente uccisa per mano dello stesso Cosco e dei suoi complici, che tentarono poi di far sparire il corpo.
La sua morte non fu vana. La testimonianza e il coraggio di Lea furono fondamentali per diverse condanne, e la figlia Denise, allora appena maggiorenne, ebbe la forza di testimoniare contro il padre, diventando a sua volta simbolo di rinascita e resistenza.
Oggi, 24 aprile, ricordiamo non solo la nascita di una donna, ma l’eredità di un esempio. Lea Garofalo è diventata un’icona della lotta alla mafia, della forza delle donne, del diritto alla libertà e alla verità. A lei sono state dedicate scuole, strade, libri, spettacoli. Ma soprattutto, è nel cuore delle nuove generazioni che continua a vivere la sua lezione di dignità.