Il 20 luglio 2022, nel rione Fiat di Ponticelli, fortino del clan De Martino, Antonio Pipolo, legato ai De Micco-De Martino, si recò presso il basso che l’amico e sodale Carlo Esposito stava ristrutturando per andare a convivere con la sua compagna con l’intento di ucciderlo. Sulla porta di casa si trovò davanti Antimo Imperatore, 55 anni, operaio tuttofare del rione che era lì per aiutare esposito a sistemare casa. Quando Pipolo è entrato in azione stava montando delle zanzariere. Lo ha ucciso a sangue freddo per poi dirigersi all’interno dell’appartamento e sparare anche a Esposito, unico e solo obiettivo del killer.
Il giorno seguente Pipolo si costituì e iniziò a collaborare con la giustizia spiegando che aveva saputo da un “angelo custode” che i vertici del clan avevano deciso di ucciderlo. Per questo motivo, quella mattina, si recò a casa di Esposito per uccidere colui che gli era stato indicato come la persona incaricata di portare a compimento l’agguato in cui doveva perdere la vita. Decise quindi di bruciarlo sul tempo, senza pianificare un agguato, senza coinvolgere altre persone. Pipolo si recò a casa di Esposito ignaro del fatto che non era solo. Successivamente rivelerà agli inquirenti di non aver riconosciuto Imperatore e di non sapere chi fosse.
In primo grado, nel 2024, è stato condannato a 26 anni di reclusione. In appello, la Corte di Assise di Napoli ha ridotto la pena a 19 anni.
Conosciuto e benvoluto dagli abitanti del rione Fiat, Antimo imperatore, 55enne marito e padre, a Ponticelli si era trasferito dopo il matrimonio. Era il factotum del rione, per questo si era costruito la fama del lavoratore instancabile e sempre disponibile. Sempre pronto ad aiutare e a farsi avanti quando c’era da guadagnare qualche soldo per piccoli lavori di manutenzione, proprio come accadde quella calda mattina di luglio quando ha trovato la morte ad attenderlo, sull’uscio di una casa nella quale si era recato solo per racimolare qualche soldo.