L’Italia si trova sempre più spesso nel mirino degli hacker internazionali. Secondo il recente Risk Report 2024 pubblicato da Tinexta Cyber, il nostro Paese occupa attualmente il quinto posto tra gli Stati più colpiti da attacchi informatici. Una posizione allarmante, che mette in luce la crescente vulnerabilità delle infrastrutture digitali nazionali.
Uno dei dati più significativi riguarda l’evoluzione delle organizzazioni criminali attive nel cybercrime: il numero complessivo delle bande è diminuito, ma la loro pericolosità è aumentata esponenzialmente. Questo cambiamento è dovuto principalmente all’adozione di strumenti più sofisticati, tra cui l’intelligenza artificiale, che viene ormai impiegata per automatizzare attacchi, sviluppare malware evoluto e perfezionare le tecniche di phishing.
I bersagli principali sono enti pubblici, sanità, finanza e grandi imprese, ma anche le piccole e medie imprese non sono immuni. Gli attacchi ransomware — in cui i dati vengono criptati e resi inaccessibili fino al pagamento di un riscatto — continuano a rappresentare la minaccia più diffusa. Secondo il report, oltre il 60% delle aziende italiane ha subito almeno un tentativo di attacco nel corso dell’ultimo anno.
Il governo italiano ha avviato diverse iniziative per rafforzare la sicurezza digitale, come la creazione dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) e l’adozione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che prevede fondi dedicati alla digitalizzazione della pubblica amministrazione e delle imprese. Tuttavia, gli esperti del settore sottolineano che la risposta del sistema Paese non è ancora all’altezza della minaccia.
Gli analisti avvertono che non basta affidarsi alla tecnologia: è fondamentale promuovere una cultura diffusa della cybersecurity, che coinvolga istituzioni, imprese e cittadini. Formazione, aggiornamento continuo e buone pratiche digitali devono diventare la norma, non l’eccezione.