Il Giovedì Santo dà inizio al Triduo Pasquale e commemora l’Ultima Cena di Gesù con i suoi discepoli. Uno dei momenti centrali della liturgia è la lavanda dei piedi, un gesto carico di significato simbolico che richiama l’umiltà, il servizio e l’amore verso il prossimo.
Il rito prende ispirazione dal Vangelo di Giovanni: durante l’Ultima Cena, Gesù si inginocchiò davanti ai suoi discepoli e lavò loro i piedi. Questo gesto, tradizionalmente riservato ai servi, fu un potente insegnamento:
“Vi ho dato un esempio, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi” (Gv 13,15).
La lavanda dei piedi rappresenta l’invito a mettersi al servizio degli altri, senza superiorità né privilegi.
Durante la Messa “in Coena Domini”, il sacerdote lava simbolicamente i piedi a dodici persone, a imitazione di Cristo con i dodici apostoli. Dal 2016, per volere di Papa Francesco, anche donne e giovani possono essere scelti per questo rito, a sottolineare l’universalità del messaggio cristiano.
Papa Francesco ha dato un forte impulso al significato del gesto, celebrandolo in luoghi simbolici come carceri, ospedali e centri di accoglienza. Nel 2024, ad esempio, ha lavato i piedi a dodici detenute nel carcere femminile di Rebibbia, ribadendo l’importanza dell’inclusione, della dignità e del perdono.
Al di là del rito, la lavanda dei piedi rappresenta un appello universale alla solidarietà. In un mondo segnato da disuguaglianze, guerre e indifferenza, questo gesto semplice ma profondo invita ogni credente a farsi prossimo dell’altro, nel silenzio e nella carità.
La lavanda dei piedi è molto più di una tradizione liturgica: è un simbolo vivo dell’amore che si fa servizio. Un invito, per credenti e non, a riscoprire la bellezza di un’umanità che si prende cura l’una dell’altra.