Negli ultimi anni, il centro storico di Napoli è diventato una delle mete turistiche più ambite d’Europa, grazie al suo patrimonio artistico, la vivace cultura locale e l’atmosfera autentica. Tuttavia, questo successo ha portato con sé anche conseguenze negative per i residenti: l’overtourism sta trasformando radicalmente la vita quotidiana della zona.
Passeggiando tra i vicoli di Spaccanapoli, i Quartieri Spagnoli o San Gregorio Armeno, è ormai impossibile non notare la moltiplicazione di Bed & Breakfast, case vacanza e affittacamere. Se da un lato questo ha stimolato l’economia locale e ha permesso a molti proprietari di ottenere profitti interessanti, dall’altro ha innescato un aumento esponenziale dei canoni d’affitto e dei prezzi delle case, rendendo la vita sempre più difficile per i residenti storici.
Molti napoletani stanno lasciando le loro abitazioni, spinte via da affitti diventati insostenibili o dall’incompatibilità tra la vita quotidiana e la movida turistica continua. Strade una volta animate dalla vita di quartiere si stanno trasformando in aree “vetrina”, dove bar, ristoranti e alloggi turistici sostituiscono negozi di vicinato e attività tradizionali.
A fronte di questa situazione, la Rete Set (Rete di Solidarietà e Tutela) ha avanzato una richiesta esplicita al Comune di Napoli: limitare il rilascio di nuove licenze per B&B e case vacanza nel centro storico. L’obiettivo è frenare la turistificazione selvaggia, preservare il tessuto sociale e garantire che il quartiere resti vivibile per chi ci abita da sempre.
La rete chiede inoltre di destinare le case del patrimonio municipale ai ceti meno abbienti, contrastando così la gentrificazione e permettendo ai residenti storici — spesso appartenenti a fasce di reddito medio-basso — di continuare a vivere nei loro quartieri.
Il Comune di Napoli si trova ora davanti a una scelta complessa. Da un lato, il turismo rappresenta una risorsa economica vitale per la città, soprattutto dopo la crisi legata alla pandemia. Dall’altro, non si può ignorare la crescente protesta di chi denuncia una città che rischia di diventare una “cartolina vuota”, dove la cultura locale è relegata a semplice spettacolo per i visitatori.
Molti cittadini chiedono una regolamentazione più rigida, sul modello di città come Barcellona e Amsterdam, dove le autorità hanno imposto limiti severi all’apertura di nuove strutture ricettive nei centri storici per salvaguardare la vita dei residenti.
Il centro storico di Napoli, patrimonio dell’umanità UNESCO, rischia di perdere la sua anima popolare e autentica. Se da una parte il turismo è una risorsa indispensabile, dall’altra è essenziale trovare un equilibrio che protegga chi ha sempre vissuto tra quelle strade. La sfida per il Comune sarà conciliare sviluppo economico e tutela sociale, affinché Napoli resti una città viva, non solo per chi la visita, ma soprattutto per chi la chiama “casa”.