In una decisione che segna una svolta epocale per il diritto di famiglia in Italia, la Corte Costituzionale ha stabilito che anche le persone single potranno adottare bambini stranieri, annullando il precedente divieto. La sentenza, destinata a far discutere, si inserisce in un percorso di progressiva apertura verso nuove forme di genitorialità, riconoscendo il diritto all’adozione non solo alle coppie sposate o conviventi, ma anche a chi vive da solo.
La Corte ha dichiarato incostituzionale la normativa precedente, che limitava la possibilità di adozione internazionale ai soli coniugi o conviventi stabilmente. I giudici hanno sottolineato come tale restrizione fosse in contrasto con i principi di uguaglianza e di tutela del superiore interesse del minore, sanciti sia dalla Costituzione italiana che dalle convenzioni internazionali sui diritti dell’infanzia.
Secondo la sentenza, il nucleo centrale dell’adozione deve essere il benessere e il diritto del bambino a crescere in una famiglia amorevole, piuttosto che la struttura stessa del nucleo familiare.
“La condizione di single non può, di per sé, costituire un ostacolo alla possibilità di offrire amore, protezione e stabilità a un bambino privo di una famiglia” — si legge nel dispositivo della Corte.
In precedenza, le persone non coniugate potevano adottare solo in casi speciali, come previsto dall’articolo 44 della legge sulle adozioni, e spesso solo in situazioni di emergenza o difficoltà particolari. La nuova sentenza apre ora le porte a una procedura di adozione più ampia e paritaria, allineando l’Italia con altri Paesi europei, come la Francia e il Regno Unito, dove i single possono già adottare senza limitazioni.
I tribunali per i minorenni valuteranno caso per caso l’idoneità dei richiedenti, come avviene per le coppie, ponendo al centro la capacità di garantire al bambino un ambiente sicuro e affettuoso.
La decisione ha suscitato reazioni contrastanti.
Le associazioni a tutela dei diritti civili hanno accolto con favore la sentenza, definendola un passo avanti nella lotta contro le discriminazioni e a favore dei diritti dei minori. “Si riconosce finalmente che ciò che conta davvero è la capacità di essere un buon genitore, non lo stato civile”, ha dichiarato Gabriele Andreoli, presidente dell’Associazione Famiglie Aperte.
Al contrario, alcuni esponenti politici e gruppi conservatori hanno espresso preoccupazione, temendo che la riforma possa indebolire il modello tradizionale di famiglia. Tuttavia, la Corte ha ribadito che la scelta non è ideologica, ma mira esclusivamente a garantire ai bambini maggiori opportunità di trovare una famiglia.
Questa sentenza potrebbe aprire la strada ad ulteriori cambiamenti normativi. Gli esperti di diritto di famiglia ipotizzano che la prossima sfida potrebbe riguardare le coppie non sposate e le famiglie arcobaleno, che ancora oggi incontrano ostacoli nelle procedure di adozione internazionale.
Il messaggio della Corte è chiaro: nessun bambino dovrebbe essere privato della possibilità di avere una famiglia per via dello stato civile del genitore adottivo.
Siamo di fronte a una svolta che ridefinisce il concetto di genitorialità e apre una nuova pagina nella storia dell’adozione in Italia.