Negli Anni 70 in Italia, Pasquale Abatangelo, un ex hippy e rapinatore di banche di Firenze, lotta per i diritti dei detenuti in Italia ed è presente in tutte le principali rivolte che hanno scosso le carceri italiane. È ispirato a queste vicente il docufilm Pensando ad Anna scritto e diretto da Tomaso Aramini e interpretato da Luca Iervolino e Tiziana De Giacomo, che arriva al cinema Posillipo di Napoli il 27 marzo alle ore 18.30 presenza del regista e del cast, distribuito da No Mad Entertainment.
Girato interamente a Napoli tra l’iconica location dell’Ex Ospedale Giudiziario e in locali underground di Spaccanapoli – adibiti a Teatri Cantina, come nella tradizione del teatro di contestazione mitteleuropeo – Pensando ad Anna è di fatto l’ultimo film del compianto produttore Gaetano Di Vaio, l’ennesima scommessa vinta di una lunga carriera di film rischiosi e militanti, coraggiosamente dalla parte degli ultimi.
Così come la sua carriera di regista si aprì con il sorprendente e crudo “Il loro Natale”, sul travaglio esistenziale e fisico dei parenti dei carcerati di Poggioreale, la sua carriera di produttore si chiude con quest’opera, che ha come protagonista Pasquale Abatangelo leader di quelle lotte carcerarie che sconvolsero le galere italiane ancora ancorate ai vecchi codici fascisti negli anni ’70. Un ritorno alle tematiche che segnarono la vita di Di Vaio, dapprima anch’egli delinquente comune negli anni ’90, fino a trovare riscatto nel teatro e nel cinema diventando in breve tempo un punto di riferimento del cinema indipendente napoletano e italiano.
«Gaetano, a cui il film è dedicato, era l’unico produttore che poteva prendersi in carico un film sulla carta rischioso come il mio, lo abbiamo ricordato al Festival dei Popoli, e in tutte le proiezioni di questo lungo tour che ci sta portando in tutta la Penisola», dichiara il regista e co-produttore della pellicola Aramini. «È stata una figura eccezionale e unica, che ha saputo coniugare un cinema politico senza sconti con uno spirito imprenditoriale audace sfruttando le nuove tecnologie e l’abbattimento dei costi di produzione per dare voce a chi non ha voce. Era nata una profonda amicizia, tant’è che per lunghi periodi durante la preparazione del film fui ospite a casa sua».
Pensando ad Anna è stato realizzato mediante la tecnica dell’etnografia performativa immergendo Abatangelo in un’esperienza meta-teatrale per riportare in essere il suo vissuto, al fine di una comprensione più profonda della sua persona sia a livello umano che sociale. Lui fu uno dei tredici detenuti politici di cui le BR chiesero la scarcerazione in cambio del rilascio di Aldo Moro: un uomo di salde convinzioni che non si è mai pentito né dissociato, e il cui unico momento di fragilità è il ricordo della donna amata, compagna di una vita di lotta.
La narrazione si svolge su tre piani. L’intervista “en scène” – che Aramini e il giornalista Fulvio Bufi hanno realizzato con l’ausilio di Pasquale Abatangelo, dopo tre anni di scrupolosa ricerca – la performance drammatica e il materiale d’archivio. Tutto per consentire di esplorare concetti politici, il suo privato e analizzare il contesto storico.
La macchina da presa, condotta da Peter Zeitlinger, ha inseguito i movimenti e le reazioni dell’intervistato con brevi piani-sequenza a ottica grandangolare, per immergere lo spettatore nella dinamica dell’esperimento, costruendo un montaggio interno che ha misurato le emozioni, e le oscillazioni della coscienza di Pasquale, alternando mimesi e straniamento brechtiano a seconda del respiro del racconto, e della necessità di dialettizzarci o sensibilizzare lo spettatore. Il tutto valorizzato dalla colonna sonora originale di Eugenio Vatta.
«Queste scelte – spiega il regista – hanno portato a un documentario in cui il reale è il processo stesso del suo costruirsi, ovverosia l’auto-posizionarsi della coscienza di Pasquale, tra durezze e commozione, e di riflesso il posizionarsi della coscienza dello spettatore, in questo stadio di vigilanza continua nei confronti dello “spettacolo” stesso, per maturare, spero, una riflessione radicale sul ruolo dei delinquenti politicizzati all’interno delle lotte sociali negli anni ’70, e in modo più circoscritto sul sistema giudiziario italiano, sul tema della punizione e sulla qualità della nostra democrazia».
Prodotto da Tomaso Aramini per Method, Gaetano Di Vaio e Giovanna Crispino per Bronx Film, Silvia Vas Zeitlinger e Peter Zeitlinger per Mali Pegasus, in collaborazione con Studio Tumminelli Consulenza del Lavoro & Coaching HR, sostenuto da Fondo Audiovisivo FVG, Regione Campania, Campania Film Commission.
SINOSSI. “Pensando ad Anna” ripercorre la storia delle più importanti rivolte carcerarie in Italia negli anni ’70 attraverso la testimonianza di Pasquale Abatangelo, un ex deliquente politicizzato, diventato uno dei fondatori dei NAP (Nuclei Armati Proletari), un’organizzazione armata di sinistra profondamente coinvolta nella lotta per i diritti dei detenuti. Il film intreccia interviste, ricostruzioni performative e materiale d’archivio, facendo interagire in un esperimento live Abatangelo stesso, il regista Tomaso Aramini, il giornalista Fulvio Bufi, attori e oggetti scenici, interrogandosi se sia necessaria o meno la violenza politica per il cambiamento della società.